Il Papa assediato
Chiesa e pedofilia, la macchia d'olio s'allarga e galleggiano casi specifici che in qualche modo continuano a tirare in ballo Papa Benedetto XVI, proprio dalla «sua» Germania. E così, mentre giunge notizia di abusi sessuali negli ambienti della Chiesa cattolica anche in Svizzera (e ancora in Austria), in Germania emerge che le violenze sui coristi - i «Passeri del Duomo di Ratisbona» - sono continuate almeno fino al 1992 e, allo stesso tempo. E, secondo la stampa tedesca, affiorano nuovi particolari definiti «devastanti» sui metodi dello stesso ex direttore del coro, il fratello maggiore del Papa, che nei momenti di collera tirava anche le sedie contro i suoi giovani allievi. È l'autorevole settimanale tedesco Der Spiegel a pubblicare le dichiarazioni di un ex allievo del coro, Thomas Mayer, che avrebbe subìto abusi sessuali e violenze dall'inizio degli studi nel convitto bavarese fino alla fine, appunto nel 1992, in un sistema che ha definito «totalitario». In particolare, Mayer ha detto di essere stato violentato da studenti più anziani e ha ricordato che rapporti sessuali completi tra studenti avevano luogo anche nell'appartamento di un tutore. Dal canto suo, il fratello del Papa ha detto più volte negli ultimi giorni di non essere mai venuto a conoscenza di episodi di violenza sessuale sui piccoli e si è già scusato per aver dato qualche schiaffo ai ragazzi durante le prove. Tuttavia, il racconto dell'ex alunno sembra danneggiare ulteriormente la sua immagine. Mayer, infatti, ha descritto Ratzinger come un uomo «estremamente collerico e irascibile». E una volta si irritò a tal punto, ha ricordato, che gli cadde perfino la dentiera. Peraltro né la diocesi di Ratisbona né il fratello del Papa hanno voluto commentare queste testimonianze, afferma Der Spiegel. E non c'è tregua in questa tempesta mediatica sui cieli di Germania: ieri altri casi sono emersi anche nel Nord, in Bassa Sassonia, dove alcuni ex alunni di una scuola cattolica di Cloppenburg (che successivamente venne chiusa) hanno raccontato di avere subito abusi negli anni '50 e '60 da parte di un dipendente laico dell'istituto e di tre preti, tutti ormai morti. Insomma, è emergenza e il governo tedesco ha già convocato per il 23 aprile prossimo una tavola rotonda sul tema degli abusi sessuali su minori: vi parteciperanno le ministre della Famiglia, Kristina Schroeder (Cdu), dell'Istruzione, Annette Schavan (Cdu), e secondo indiscrezioni di stampa pubblicate oggi anche della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger (Fdp), che in un primo momento era stata esclusa. Al vertice ci saranno anche rappresentanti della Conferenza episcopale tedesca ed esperti sulla prevenzione di abusi sessuali su minori. Ma cosa c'è dietro il tentativo di infangare la veste bianca del Papa? È questa la domanda che sorge spontanea dopo la ferma denuncia di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha parlato di «un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco» per trovare «elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi». E la difesa fiera dell'Osservatore Romano, che ha rivendicato alla Chiesa Cattolica, «a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare», di essere «l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi sessuali a danno dei minori partendo dal suo interno». «Bisogna dare atto a Benedetto XVI - ha sottolineato il giornale vaticano - di avere impresso un impulso decisivo a questa lotta, grazie anche alla sua ultra ventennale esperienza come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede». Da cardinale, ha tenuto a rimarcare il giornale diretto dal professor Giovanni Maria Vian, Joseph Ratzinger «ha favorito una riforma anche legislativa piu' rigorosa in materia». L'attacco in corso è molto grave e segue una serie di aggressioni mediatiche alla Santa Sede e al Papa che hanno in comune - se non i mandanti - certamente l'effetto di indebolire l'immagine della Chiesa Cattolica agli occhi dell'opinione pubblica. E quanto questo sia considerato preoccupante è testimoniato dalla decisione - assolutamente inedita - di far parlare l'attuale responsabile vaticano delle inchieste sulla pedofilia: il promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, mons. Charles J. Scicluna. Il prelato maltese - che coordina un pool di 8 persone che in questa materia è competente a indagare su tutti i 400mila sacerdoti del mondo - ha messo bene in chiaro una serie di cose. Anzitutto che i casi di abusi sessuali dei quali si è occupato il suo ufficio negli ultimi dieci anni sono stati ben 3.000, ma di questi solo 300 possono essere definiti propriamente episodi di pedofilia, e tutti sono stati oggetto di indagini serie e sanzioni molto severe. Per monsignor Scicluna, sia da Papa sia da cardinale, Joseph Ratzinger, «ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi. Di più: ha mostrato anche grande coraggio nell'affrontare alcuni casi molto difficili e spinosi, "sine acceptione personarum". Quindi accusare l'attuale Pontefice di occultamento - ha detto - è falso e calunnioso». In particolare, l'inquisitore ha chiarito come le indagini affidate nel 2001 alla sua competenza esclusiva non si sostituiscano affatto a quelle della giustizia degli Stati. E ha affermato: «Non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime. Inoltre li invitiamo a dare tutta l'assistenza spirituale, ma non solo spirituale, a queste vittime».