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Il Tar vuole fare anche i palinsesti tv

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Bruno Vespa e Michele Santoro

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La parola magica è Tar. Non c'è problema in Italia che non possa essere risolto nelle segrete stanze di un tribunale amministrativo e, tra un po', ci servirà una sentenza del Tar anche per decidere in quale supermercato andare a fare la spesa. In fondo i giudici hanno appena stravolto i palinsesti di tutte le televisioni nazionali. Infatti il Tar del Lazio, accogliendo i ricorsi di Sky e La7, ha sospeso il comma 2 dell'articolo 6 del regolamento che l'Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni aveva messo a punto per le televisioni private in vista delle Regionali 2010. Un comma che di fatto obbligava le trasmissioni di informazione, negli ultimi 30 giorni di campagna elettorale, ad uniformarsi alle «regole delle comunicazione politica» garantendo «parità di trattamento» tra i diversi partiti. Sulla scia della sentenza, l'Agcom ha annullato il regolamento che, però, resta in vigore per la televisione pubblica. E ora la palla passa alla commissione di Vigilanza e al Cda di Viale Mazzini. Il testo, in realtà, non chiedeva la chiusura dei talk-show limitandosi, oltre a uniformare informazione e comunicazione politica, a chiedere alla Rai di mettere in onda le tribune politiche «negli spazi radiotelevisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento informativo più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o in spazi di analogo ascolto». I vertici di Viale Mazzini, forse spinti da un eccesso di zelo, hanno deciso di tagliare tutto. E così Santoro, Giovanni Floris, Bruno Vespa, Lucia Annunziata e il resto della compagnia sono stati messi a riposo. Ora, però, tutto torna in discussione. L'Agcom ha invitato il Cda Rai a «riconsiderare» le proprie decisioni. E anche il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, lasciando intendere che il regolamento non verrà toccato, ha invitato la televisione pubblica a «rivedere la scelta di applicare nella versione più restrittiva il regolamento ripristinando i programmi di approfondimento». «Ripropongo - ha aggiunto - il mantenimento dei talk-show nelle reti Rai senza la presenza di politici né il ricorso a temi riconducibili all'attualità politica». Insomma Annozero & Co. possono tornare in onda nelle due settimane che mancano al voto, ma in versione riveduta e corretta. Lunedì il Cda cercherà di sciogliere il nodo ma nel frattempo, così come previsto dalla Vigilanza, la Rai ha definito nel dettaglio il calendario delle Tribune elettorali e delle Conferenze stampa per le Elezioni regionali. Le prime andranno in onda, dal 15 al 26 marzo, alle 14 su Raidue e in differita su Radio1 alle 17. La conferenze, invece, tutte moderate dal direttore di Rai Parlamento Giuliana del Bufalo, dovrebbero occupare proprio gli spazi riservati a Ballarò (martedì su Raitre) e ad Annozero (giovedì su Raidue). Si parte il 16 marzo alle 21.05 e chi vuole potrà seguirle in diretta anche su Radio2. Un'organizzazione certosina che però, grazie al Tar, potrebbe essere stravolta. Nel frattempo la politica si divide. Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani «il Tar ha ripristinato criteri saggi e assennati mostrando l'assoluta irragionevolezza delle norme che bloccano i programmi di dibattito politico. Ora ci aspettiamo che tali criteri siano fatti propri anche dalla commissione parlamentare di Vigilanza e che tutto il sistema sia messo nelle stesse condizioni». Ma il promotore ed estensore del regolamento, il radicale Marco Beltrandi (deputato eletto nelle liste del Pd ndr) è di tutt'altro avviso: «Il regolamento sulla par condicio non prevede la chiusura dei talk- show. A dichiararlo non sono i Radicali, ma il senatore Fabrizio Morri, capogruppo Pd in Vigilanza, e Roberto Rao, capogruppo Udc, in una lettera dello scorso 9 marzo. Ogni ipocrisia e ogni disquisizione su tale regolamento, condotte in particolare dal Pd e da Fabrizio Morri, sono destinate a cadere e a lasciare spazio alle responsabilità della Rai in ordine al suo stravolgimento». Per il centrodestra, invece, la decisione del tribunale dimostra l'assoluta necessità di superare la legge sulla par condicio. «È una legge che forse andrebbe migliorata - spiega il presidente del Senato Renato Schifani -, forse è un po' superata e obsoleta». Insomma, gli italiani dovranno aspettare lunedì per sapere se potranno trascorrere gli ultimi giorni di campagna elettorale in compagnia di Santoro & Co. Ma non devono preoccuparsi, qualsiasi cosa accada c'è sempre il Tar.

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