Quando Silvio parla al telefono è reato
E Minzolini tira fuori gli artigli
Ci risiamo. Due settimane dal voto e riparte l'offensiva giudiziaria a suon di intercettazioni telefoniche. L'obiettivo? Ma quale se non Silvio Berlusconi. E chiunque abbia rapporti con lui. Meglio, chiunque abbia parlato al telefono con lui. Stavolta, rispetto alle predecenti, non è molto chiaro il reato o l'accusa che gli viene rivolta. poco importa, quel che conta è lo sputtanamento che si prepara. La notizia appare per prima su Il Fatto Quotidiano che dà conto di un'inchiesta della procura di Trani che vede indagati il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, e il commissario dell'Authority per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi. L'accusa dovrebbe essere quella di parlare al telefono, e c'è poco da ridere. L'ipotesi di reato è concussione. Berlusconi si lamentava di Annozero, la trasmissione di Michele Santoro e ne auspicava la chiusura. Tra l'altra si tratta di pensieri e parole che il Cavaliere ha avuto anche in pubblico. Nelle registrazioni Berlusconi si duole anche per Ballarò e Parla con me. Ammazza che scoperta. Berlusconi chiama Minzolini «direttorissimo». Urca. Ma come è possibile che la Guardia di Finanzia sia ad ascoltare queste comunicazioni telefoniche? Dunque, stando alla ricostruzione de Il Fatto, le Fiamme Gialle stavano indagando su una presunta truffa negata ad acune carte di credito della American Express. Inizialmente l'inchiesta della procura era relativa a finanziamenti per il credito al consumo di una carta di credito del tipo «revolving» chiamata Gold credit card American express. Nello scorso settembre sequestri furono compiuti nella sede romana dell'American express e avvisi di garanzia furono notificati ai due rappresentanti legali della sede italiana della multinazionale. L'indagine fu avviata sulla base della denuncia di un titolare di carta di credito il quale lamentava l'applicazione di tassi usurai. Ebbene, secondo Il Fatto, il pm e la polizia giudiziaria avrebbero scoperto - nel corso dell'indagine - che qualcuno millantava conoscenze al Tg1, dicendosi convinto di poter bloccare i servizi giornalistici sulla vicenda. Servizi che però furono regolarmente mandati in onda. Il primo a saltare sul caso è Antonio Di Pietro che spara a zero: «Abbiamo presentato un'interrogazione urgente rivolta al premier per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come l'Agcom chiedendo la chiusura di Annozero - afferma il leader Idv. - Il responsabile dell'Agcom Innocenzi deve dimettersi ed essere cacciato a calci nel sedere, così come il direttore del Tg1 Minzolini». Singolare che Tonino scenda in piazza per difendere la libertà di stampa e poi usi frasi che nemmeno La Russa nei confronti di Carlomagno si sarebbe sognato di pronunciare. Il Pd a ruota: «Solo nell'Italia prigioniera dell'invasivo conflitto d'interessi di Berlusconi si può leggere una storia come quella che ha raccontato Il Fatto quotidiano» commenta il presidente del Pd, Rosy Bindi. Il Pdl è con Minzolini. Secondo Daniele Capezzone, portavoce del partito, «le frasi pronunciate dal signor Di Pietro contro Augusto Minzolini e Giancarlo Innocenzi sono degne di uno squadrista». «In pochi giorni, parlando di altri (a partire da Berlusconi), Di Pietro ha citato Pinochet, Mussolini, Lucifero, e sempre parlando del Premier, lo ha definito un "assassino della democrazia". Questa - aggiunge Capezzone in una nota - è semina di odio e di violenza, che dovrebbe fare paura ai veri democratici e ai veri liberali».