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Due cortei, pullman da tutta Italia, un grande palco allestito in piazza San Giovanni, e tutto il governo presente

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Ilprogramma della manifestazione del Pdl di sabato prossimo è quasi chiuso. Tutti precettati per quella data, perché l'imperativo è essere in tanti. Per fare questo, i vertici del partito hanno inviato una lettera a tutti i ministri, sottosegretari, parlamentari, eurodeputati, esponenti locali e candidati del Popolo della libertà. L'invito è quello di sospendere qualsiasi iniziativa elettorale locale per non «disperdere l'entusiasmo» dei sostenitori del Pdl e consentire il maggior numero di presenze alla grande manifestazione voluta da Silvio Berlusconi ed in programma il 20 marzo a piazza San Giovanni. «Dopo la conferenza stampa del 10 marzo u.s., il Presidente Berlusconi ha lanciato una grande manifestazione nazionale di proposta (e non di protesta!)», scrivono Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini. «Sabato 20 marzo 2010 a Roma, in Piazza San Giovanni in Laterano, in campo con il nostro Presidente scenderanno i 13 candidati Presidenti di Regione e tutti coloro che, insieme a noi, vogliono ribadire lo spirito di democrazia e libertà, soprattutto alla vigilia dell'importante appuntamento elettorale del 28 e 29 marzo», ricordano i vertici del partito. I tre dirigenti confermano il programma della manifestazione con la «partenza, alle ore 15.00, di due cortei: rispettivamente dal Circo Massimo e da Largo dei Colli Albani (quest'ultimo sarà quello organizzato dal movimento giovanile del partito, con a capo Giorgia Meloni e Francesco Pasquali) che confluiranno intorno alle ore 17 in Piazza San Giovanni in Laterano dove inizierà il comizio di Berlusconi. La conclusione della manifestazione è prevista entro le 19. Berlusconi a lavoro a testa bassa sulla manifestazione di sabato prossimo. Ieri ha incontrato a Palazzo Grazioli, il ministro Brambilla, protagonista insieme a lui del progetto dei "promotori della libertà". Il Cavaliere punta ad avere il massimo, da tutti i punti di vista. La sua intenzione, da qui al giorno del voto, è quella di continuare a concentrarsi su queste ultime due settimane di campagna elettorale per cercare di combattere quello che anche ieri ha definito uno dei suoi più grossi timori: il rischio astensionismo. La settimana prossima sarà a Napoli per sostenere Caldoro e quella successiva in Piemonte e in Puglia. E ieri Berlusconi ha anche ufficialmente dato il via alla campagna mediatica. Lo fa tornando ad uno dei suoi vecchi amori, vale a dire il videomessaggio, più volte utilizzato per la sua scesa in campo nel '94. Nel pomeriggio, nello studio di Palazzo Grazioli, il Cavaliere ha registrato una serie di interventi, uno per il Tg4, l'altro per i promotori della libertà, più un'intervista al Tg5. Rispetto al '94, la scenografia è cambiata (alle spalle di Berlusconi non c'è la biblioteca con la foto dei figli), ma resta sobria. Il premier appare seduto davanti alla sua scrivania, sul lato destro campeggiano il Tricolore e la bandiera dell'Unione europea. Mentre parla lanciando affondi contro i giudici e la sinistra («negano la democrazia») per la vicenda del caos delle liste regionali esclusa a Milano e Roma, il presidente del Consiglio impugna una penna. Sul tavolo ci sono un testo scritto e alcune cartellette di pelle bordeaux. In tutti i messaggi e torna a ribadire la sua posizione rispetto al caos liste, soprattutto per quanto riguarda il Lazio, «un vero sopruso, violento ed inaccettabile che in parte siamo riusciti a fermare». Parla anche della manifestazione che farà oggi il centrosinistra, «sarà un boomerang», tuona il Cav. Dopodiché la conclusione: «Scenderemo in piazza, la stessa dove è nato il Pdl. Come sapete lo facciamo molto raramente, ma a Roma dicono così: "Quando ci vuole, ci vuole..."».

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