Chiacchieropoli

Credevo di averne viste abbastanza, pensavo che dopo sedici anni di disastri giudiziari fosse giunta l’ora di mettere la parola fine all’assalto delle procure. Invece no, ecco la madre di tutte le inchieste, quella che raddrizzerà lo sfascio del Belpaese, l’impresa di un manipolo di eroici magistrati che da Trani ha scoperto l’origine di tutti i mali, il tarlo che divora lo Stato: Chiacchieropoli. Con chi parla il direttore del Tg1? Con Berlusconi. Perbacco, che notizia. Le ineffabili toghe della Procura di Trani vigilano, hanno fiuto, ed ecco Silvio e Augusto uniti da un comune destino: sono indagati per concussione. Solo in una Repubblica piombata nel casino totale dei poteri, il presidente del Consiglio che parla di politica al telefono con il direttore del principale telegiornale d’Italia diventa una notizia di reato. Dopo Tangentopoli, Calciopoli, Vallettopoli, ecco aprirsi la stagione di Chiacchieropoli. È l’evoluzione darwiniana delle procure impegnate in una ciclopica opera di moralizzazione. Pazienza se il Mezzogiorno è controllato dalla criminalità organizzata, vuoi mettere il pericolosissimo latitante del video Augusto Minzolini beccato a discutere con quel fellone di Silvio Berlusconi? Se i due avessero clonato una carta di credito, ci sarebbe stato da redigere un verbale e perfino scrivere un articolo, ma qui siamo al genere fantasy applicato alle crime story. Faccio il giornalista da oltre vent’anni, poco più che trentenne sono diventato direttore di un quotidiano e da allora il mio mestiere è stato quello di parlare con tutte le fonti possibili e immaginabili: cittadini onesti, qualche fuorilegge, potenti del Palazzo. E non ho mai pensato di essere un bandito, ma un cronista che fa il suo mestiere. La sortita della procura di Trani apre inediti scenari per quelli che vanno a caccia di notizie e per le loro fonti confidenziali. Che cosa sarà dei colloqui tra gli esponenti del Partito democratico e le penne di Repubblica? Chi racconterà al buon Bersani che parlare con Ezio Mauro può essere un problema se un magistrato si sveglia? E i colleghi del Tg3 riusciranno a sopravvivere al dubbio che forse le confessioni cinematografiche con Walter Veltroni non sono poi così candide? E i colleghi de Il Fatto che parlano con le procure e agitano i megafoni del popolo viola faranno criptare i telefoni? Per favore, siamo seri. Ridurre la battaglia politica al voyerismo telefonico non porterà niente di buono. Tantomeno all'opposizione convinta che facendo rumore il suo messaggio è più convincente. In un Paese normale tutta questa robaccia non sarebbe finita nel brogliaccio delle intercettazioni ma nel cestino. Qui invece diventa materia d'indagine e di pubblicazione. Posso comprendere chi impagina le notizie e cerca di vendere il giornale, ma non posso lasciar correre un metodo degno della Germania dell'Est di Honecker. Il problema non è quello delle intercettazioni ma della loro selezione ai fini delle inchieste. Berlusconi si lamenta di Annozero. Embè? La notizia casomai sarebbe un'altra: Silvio felice di esser fatto a fette da Santoro. In realtà assistiamo all'assalto scomposto di un'armata brancaleone composta dalla magistratura (inquirente, giudicante, amministrativa), un pezzo dell'establishment e il barnum mediatico che da sedici anni sogna la fine del Cavaliere per mano giudiziaria. Osservate questo filo rosso: il Tar esclude il Pdl dalle elezioni del Lazio, il Tar riaccende i talk show televisivi a una dimensione (sinistra), la magistratura incrimina il Cav e Minzolini per un reato che non esiste. La Repubblica dei Parrucconi. Cari lettori, ho una brutta sensazione. Ricordo il Barbiere di Siviglia e se la calunnia è un venticello, un'auretta assai gentile, Chiacchieropoli si propaga, raddoppia e produce un'esplosione. Date retta al Presidente Napolitano, basta con la bolgia là fuori. Prima che sia troppo tardi. Mario Sechi