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Bersani resuscita l'Unione, ma Di Pietro scalpita

Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro

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Ci siamo. Il Pd di Pier Luigi Bersani affronta oggi una sfida decisiva in vista delle elezioni regionali: quella di presentarsi all'opinione pubblica con tutti gli alleati, che sono ben sei, senza con ciò far ripensare all'Unione, con i suoi 11 segretari pronti a litigare. Dal palco della manifestazione in Piazza del Popolo a Roma, parleranno in sette. La parola d'ordine è dare un messaggio di «proposta» e «unità». Ma non sarà affatto facile. Gli organizzatori hanno già stabilito la scaletta degli interventi: si andrà dal partito più piccolo al più grande. E quindi, nell'ordine, parleranno il socialista Riccardo Nencini, il verde Angelo Bonelli, Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Emma Bonino, Antonio Di Pietro e Bersani. Per il popolo viola niente microfono, ma solo dei gazebo. Il format è quello di una kermesse, e tra un politico e l'altro ci sarà tanta musica. Concluderà Simone Cristicchi mentre la conduzione è affidata alla vj di Mtv Paola Maugeri. Niente servizio d'ordine. «Il nostro popolo - ha detto Bersani ai suoi - è fatto di gente libera e responsabile, io di servizi d'ordine non ne voglio». Ma questo non significa certo che manchino preoccupazioni. La prima la esprime l'ex Ppi Giorgio Merlo (la componente Popolare del Pd non vede di buon occhio la manifestazione anche se Dario Franceschini sarà in piazza ndr): «La speranza è che non prevalgano gli insulti o le contestazioni al Presidente della Repubblica. Sarebbe un doppio e insperato regalo alla destra e a Berlusconi». La seconda apprensione, invece, riguarda l'incongnita Idv e le possibili scintille tra il socialista Nencini e Di Pietro: quest'ultimo ieri non ha attaccato Napolitano ma ha portato all'esasperazione i toni contro Berlusconi, definendolo «Adolf-Silvio». «Ricordo a Di Pietro e compagni - ha detto il segretario socialista - che dobbiamo parlare del buon governo delle Regioni e dell'incapacità del centrodestra di risolvere i problemi dei cittadini, se non vogliamo fare il gioco di Berlusconi che è proprio alla ricerca dell'ennesimo referendum anticomunista».

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