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Regionali, a Roma il Pdl resta fuori

Renata Polverini

Berlusconi: "Basta, adesso parlo io"

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Ora al Pdl non resta che il Consiglio di Stato. Sono affidate al giudice amministrativo di secondo grado, infatti, le ultime speranze di ammissione della lista provinciale di Roma, che, ad oggi, è ancora esclusa dalle elezioni regionali: ieri, poco dopo le 20, l'ufficio elettorale circoscrizionale della Corte d'Appello ha nuovamente deciso di non ammettere la documentazione non presentata sabato 27 febbraio e consegnata lunedì dopo l'emanazione del decreto legge salva liste, approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. Secondo i magistrati, «all'interno della scatola è stato rinvenuto esclusivamente l'elenco dei sottoscrittori e i relativi certificati elettorali» e quindi, anche se il decreto legge fosse applicabile al Lazio, la lista consegnata lunedì non potrebbe essere ammessa, perché la documentazione è incompleta. Nel plico lasciato dai delegato il 27 febbraio mancherebbero «l'atto principale della dichiarazione di accettazione della candidatura da parte di ciascun candidato, la dichiarazione di collegamento della lista provinciale con una delle liste regionali, la copia di un'analoga dichiarazione resa dai delegati alla presentazione della lista regionale, i certificati elettorali dei candidati, il modello del contrassegno della lista provinciale, la indicazione di due delegati autorizzati a designare i rappresentanti della lista». Sono quindi ininfluenti sia l'applicazione del decreto legge sia l'orario d'arrivo dei delegati, che peraltro non possono né provare il tempestivo ingresso nei locali né di aver avuto con sé tutta la documentazione. In tribunale per la notifica c'erano il coordinatore romano Gianni Sammarco, il deputato Marco Marsilio e Alfredo Milioni. Sono usciti senza proferire parola. Che l'ufficio elettorale decidesse di non ammettere la lista era del resto prevedibile anche alla luce delle motivazioni (depositate ieri) dell'ordinanza con cui il Tar lunedì sera ha respinto il ricorso del Pdl per ottenere la sospensione del provvedimento di esclusione. I giudici amministrativi della seconda sezione bis precisano che i profili di illegittimità costituzionale del decreto salva liste potranno essere valutati durante la trattazione di merito il 6 maggio.   Ma ne sanciscono anche l'inapplicabilità: la Regione Lazio ha già una propria legge elettorale, la 2/2005, come previsto dalla Costituzione. Il Tar fa anche riferimento alle modalità di presentazione delle liste elettorali: «Dalla documentazione acquisita e dalle dichiarazioni rese dai carabinieri presenti, si evince che al momento della scadenza delle ore 12, e della conseguente delimitazione dell'area di attesa» non c'erano delegati del Pdl, arrivati solo «mezz'ora dopo». Quindi «ai sensi della legge regionale, l'ufficio elettorale avrebbe comunque dovuto dichiarare non valida la lista in quanto depositata in ritardo», del quale il Pdl, inoltre, non allegherebbe «idonee giustificazioni». Comunque, per il Tar, anche qualora «in via ipotetica» si volesse applicare il decreto salva liste «dagli atti risulta che il plico, che asseritamente conteneva la prescritta documentazione, alle ore 17 veniva prelevato da un delegato del Pdl, che poi si allontanava, e solo alle 19.30 la documentazione relativa alla presentazione della lista veniva consegnata». La conclusione dei giudici: «non vi è alcuna certezza né prova» che il delegato del Pdl entrato in tribunale alle 11.35 «fosse munito della prescritta documentazione e che il plico, rinvenuto nei pressi dell'Ufficio dopo le 12.30, contenesse la documentazione poi consegnata ai carabinieri alle 19.30». Contro questa ordinanza stamattina i legali del Pdl presenteranno ricorso al Consiglio di Stato. L'atto d'appello conterrà la richiesta di convocazione urgente dell'udienza entro sabato, termine ultimo per non far slittare le elezioni in caso di ammissione della lista. Ma col giudizio di merito al Tar fissato il 6 maggio - a elezioni ormai svolte - il ricorso della Regione alla Corte Costituzionale e quello del Pdl a Palazzo Spada (anche qui la trattazione di merito sarà rinviata a dopo il voto), le regionali si svolgeranno comunque sub judice, con lo spettro del rinvio al momento comunque smentito sia dal Pdl che dal Pd. «Stiamo facendo la figura di quelli che non rispettano le regole mentre sono gli altri che non le hanno rispettate - si è sfogato Alfredo Milioni dopo aver firmato il ricorso al Consiglio di Stato - Intendo procedere penalmente contro quella magistrata che mi ha impedito di consegnare la lista. C'è stato un abuso di ufficio nei miei confronti. Giovedì (domani dr) andrò a Perugia per presentare una denuncia nei suoi confronti. Berlusconi? Non so se è d'accordo. D'altronde, non ho mai chiesto di vederlo».

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