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La sfuriata di Silvio: "Basta, ora parlo io"

Silvio Berlusconi

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Una conferenza stampa, per spiegare agli italiani quello che è realmente accaduto nel «pasticcio liste». Una grande manifestazione nazionale a Roma con tutti i 13 candidati governatori del centrodestra. E poi, apparizioni sui media, oltre a interventi di persona in alcune delle regioni chiamate al voto. Comincia così il piano di attacco di Silvio Berlusconi. Basta avvocati, ricorsi, giudici, sentenze. Bisogna invertire la rotta, occorre «ridare parola alla politica», quella vera. È l'unico modo, secondo il premier, per riprendere terreno. Pensare, a questo punto, solo alla campagna elettorale e ai programmi. E Berlusconi scenderà in campo per questo, «si vedranno i fuochi d'artificio». I legali del partito continueranno a lavorare, perché la battaglia legale non può finire così, ma il partito è un'altra cosa. La scelta di buttarsi corpo e anima nella campagna elettorale evidenzia quanto il premier sia consapevole della necessità di sottrarre tutto il suo schieramento alle sabbie mobili della burocrazia elettorale. Ora l'obiettivo è quello di trasmettere un'immagine di unità del centrodestra. Per ora, nessun ipotesi di rinvio allo studio. Solo la consapevolezza che la strada dei ricorsi non porta voti e anzi ha fatto perdere consensi. Il premier avrebbe registrato anche una riduzione del gradimento nei suoi confronti oltre che un calo nei sondaggi per l'esecutivo. E comunque, questo il ragionamento, «occorre chiudere questa storia, i nostri elettori non capiscono». Chi lo ha incontrato ieri racconta che Berlusconi non è rimasto affatto sorpreso dell'ennesima tegola sul Pdl, vale a dire la non ammissione della lista da parte dell'ufficio elettorale del tribunale di Roma. «Ce l'aspettavamo». Questo non vuol dire però che non si sia infastidito per come sono andate le cose nel Lazio, e soprattutto ai suoi interlocutori non avrebbe nascosto l'irritazione nei confronti degli uffici legislativi che hanno lavorato al decreto approvato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso. Nella riunione di ieri a Palazzo Grazioli, con i coordinatori del Pdl, il sindaco Gianni Alemanno, Renata Polverini e alcuni dirigenti del partito, il premier ha dettato la linea, indicando la strategia politica da seguire. Intanto una conferenza stampa, già convocata per questa mattina, dove spiegherà ad alta voce come «a Roma abbiamo subito una duplice ingiustizia». Senza considerare che il Tar «non ha accolto l'invito che il Colle aveva fatto con una sua lettera». Poi una grande kermesse a Roma (molto probabilmente il 20 marzo in piazza del Popolo), una scelta non casuale, spiegano dalla maggioranza, «Roma è diventata il simbolo di come l'opposizione vuole vincere le elezioni» e cioè «attraverso ricorsi e battaglie legali». Finita la riunione, da tutti i partecipanti arriva un «no comment». L'intenzione, spiegano da via dell'Umiltà, è lasciare campo libero al Presidente. «Ora deve parlare solo lui».  

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