Morando: «Dovevano ascoltarci prima»
Eora che è arrivata la sentenza del Tar del Lazio il senatore Pd rilancia: «Non ho letto documenti ufficiali e quindi non posso giudicare nel merito, ma mi sembra che si sia verificato quello che alcuni di noi avevano detto». Cioè? «Che non era affatto vero che la lista Pdl venisse pacificamente sanata dal decreto varato dal governo. Il giudizio del Tar non mi meraviglia: la lista non era stata presentata perché non ce l'avevano. Ora vedremo cosa succederà». In ogni caso a questo punto ogni altra soluzione risulta impraticabile? «In una mia intervista al Corriere della Sera ho detto per tempo che cosa fosse proponibile. Sarebbe stato meglio se la maggioranza avesse detto: "Abbiamo fatto degli errori sui listini di Formigoni e della Polverini, ce ne scusiamo, non c'è alcun complotto, cerchiamo una soluzione". Il problema della lista Pdl è diverso e irrisolvibile. E adesso sono nei guai». La vostra protesta contro il decreto va avanti? «Certo. Si tratta di una questione di principio seria. Il consenso elettorale non dà la legittimità per fare qualsiasi cosa». Come vi muoverete? «Nel coordinamento del Partito democratico di domenica abbiamo discusso della necessità di un colloquio con tutti per avere una reazione molto ferma alla scelta inaccettabile del governo di cambiare le regole del gioco mentre la partita è ancora aperta. E di sviluppare i risultati ottenuti e la funzione svolta dal Presidente della Repubblica. La nostra iniziativa si svilupperà su questi due punti». Ancora convinti di andare in piazza con chi ha insultato Napolitano? «Gli attacchi a Napolitano sono profondamente sbagliati. Il Capo dello Stato ha fatto quello che doveva per garantire equilibrio e un esito positivo di questa vicenda. La responsabilità politica di questo provvedimento è solo del governo». Parliamo dei Radicali. Crede che a questo punto si ritireranno? «Non ho mai preso in considerazione questa ipotesi. Se questa battaglia finisce con pezzi del centrosinistra che si ritirano, mentre Berlusconi si riammette da solo alla partita forzando le regole, ci troveremmo di fronte ad una situazione paradossale. I Radicali sono impegnati con noi. Continueranno a battersi in questa competizione come hanno fatto finora». Secondo lei, dopo la vicenda Marrazzo, la giunta regionale del Lazio ha fatto bene ad entrare nella disputa giuridica sulla lista del Pdl? «Penso che la vicenda Marrazzo non c'entri nulla con quello che sta succedendo. Non sono un giurista. Se la Regione ha deciso di porre il conflitto di attribuzione aveva ragione di farlo. Le Regioni hanno competenza in materia elettorale. Se il centrodestra avesse cercato un'intesa politica e avesse riconosciuto i suoi errori, invece di parlare di attentato, il Pd non avrebbe potuto sottrarsi al confronto. In questo guaio il Pd e le opposizioni non c'entrano nulla».