Il Tar del Lazio boccia il Pdl
"Il decreto non è applicabile"
Il Tar del Lazio dice no alla sospensiva del provvedimento della Corte d'Appello che aveva escluso la lista provinciale del Pdl dalla competizione elettorale del 28 e 29 marzo. Il 6 maggio, invece, si terrà l'udienza per discutere il merito del ricorso. La lista potrebbe comunque essere ammessa grazie al nuovo iter avviato oggi presso l'ufficio elettorale del tribunale al quale è stata consegnata ex novo la documentazione sulla base del decreto interpretativo varato venerdì scorso. La maggioranza quindi resta in surplace, in attesa dell'ultimo round. Intanto, però, annuncia ricorso al Consiglio di Stato. Sul Tar anche un intervento inaspettato del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che a poche ore dalla decisione, fa pressing sui giudici amministrativi chiedendo di decidere in fretta. Battaglia in Parlamento - La pronuncia del Tar mette un punto fermo in una vicenda che che vede gli schieramenti ancora l'un contro l'altro armati. Dentro le aule parlamentari e fuori. Al Senato e alla Camera il Pd annuncia ostruzionismo sui diversi provvedimenti, argomentando che le decisioni assunte nelle conferenze dei capigruppo, dopo il decreto salva-liste, sono da ritenersi nulle. È il democratico Roberto Giachetti ad annunciarlo a Montecitorio, dove domani approda il decreto sugli enti locali, mentre a palazzo Madama il Pd presenta emendamenti a valanga (1200, 1600 con quelli Idv) sul ddl relativo al legittimo impedimento che andrà in aula domani. Sinistra in piazza - Si scaldano i motori anche per quanto riguarda la piazza. La manifestazione del centrosinistra sarà unitaria e vedrà in piazza insieme Pd, Idv, Sel e Socialisti. Si terrà sabato a partire dalle 14 a Roma a Piazza del Popolo. Avrà al centro la denuncia del decreto interpretativo, ovviamente, ma sarà anche una manifestazione per il lavoro e la legalità. Quel che resterà fuori dall'evento, secondo le intenzioni degli organizzatori, è qualsiasi forma di protesta nei confronti del Quirinale. Dietrofront su Napolitano - Il Colle era finito nel "mirino" del leader Idv Antonio Di Pietro a causa della firma apposta al decreto del governo, al punto che l'ex pm aveva evocato non solo una democratica chiamata alle armi contro l'esecutivo ma anche l'impeachment, la messa in stato d'accusa, di Giorgio Napolitano. Dopo le critiche di molti dirigenti del Pd, Di Pietro ha deciso di rientrare in un alveo meno dirompente: "Non voglio spostare l'attenzione sull'arbitro che ha sbagliato - dice - ma sulla necessità di reagire al modo scorretto del giocatore, che avendo il pallino in mano ha preteso di ricominciare la partita quando ha visto che stava perdendo". Il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, ribadisce: "Non andremo in piazza con un documento contro il Capo dello Stato". A dir poco tiepido Pier Ferdinando Casini, che prima critica gli atteggiamenti di Di Pietro che "finiscono per essere solo funzionali a chi è palesemente dalla parte del torto come Berlusconi" e poi si dice convinto che "oggi la piazza è un aiuto a Berlusconi che, invece, deve essere chiamato a rispondere da una parte a questo atto di arroganza e dall'altro delle tante promesse mancate". "Corteo cialtronesco" - Il Pdl denuncia la manifestazione come "cialtronesca", secondo le parole del coordinatore Ignazio La Russa, "perchè basata su un presupposto inesistente: e cioè che si sia compiuto un atto di prevaricazione o un atto incostituzionale ed è offensiva anche nei confronti del capo dello Stato". Critica le opposizioni anche il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: "La sinistra parla solo di Berlusconi e del decreto per nascondere il fallimento e i debiti dei suoi governi regionali uscenti". Il finiano Fabio Granata considera "sorprendente" l'atteggiamento di Pd e Idv, "quasi come se pregustassero una vittoria senza competizione democratica". Ostruzionismo e polemiche - Si rinfocola la polemica anche rispetto alla tattica parlamentare annunciata dal Pd. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, accusa: "La linea scelta dal Pd di ostruzionismo totale, come lo ha definito il vicesegretario Letta, è una prova di irresponsabilità ma anche che sempre più chiaramente il leader dell'opposizione è Antonio Di Pietro". La replica viene dal vice capogruppo democratico a Montecitorio, Alessandro Maran, che controaccusa: "Se c'è uno schieramento politico irresponsabile, che usa l'arroganza del potere con una certezza di impunità e con la convinzione di farla comunque franca derogando a qualsiasi regola, questa è la maggioranza Pdl-Lega. Il Partito democratico - aggiunge - segue le regole e usa ogni strumento per segnalare, nel Parlamento e nel Paese, che la misura è colma e che con il decreto salvaliste si è superato il limite della decenza, che bisogna reagire al sopruso".