Di Pietro, un altro giorno di insulti
Di Pietro non cita più la parola impeachment ma la sostanza non cambia: una giornata di attacchi al governo, all'opposizione, a chi abbia "osato" criticarlo e, naturalmente, anche al Quirinale. Va avanti sulla sua strada anche se con toni diversi. Insomma, resta nel mirino la firma di Giorgio Napolitano al decreto salva-liste varato dal governo. «Dico no al falso perbenismo da parte di chi sostiene che la colpa sia solo di chi ha commesso questo fatto grave lasciando fuori le responsabilità di chi doveva fare il controllore» dice Di Pietro. Riferimento chiaro al Pd, che da sabato, cerca di tenere distinti gli attacchi al Pdl dal giudizio sul comportamento di Napolitano. Di Pietro non la pensa così. «Siamo di fronte ad un governo e una maggioranza che modificano le regole a proprio uso e consumo. La strada principale per mandare a casa questi golpisti - aggiunge Di Pietro - è il voto e credo che gli elettori si siano già resi conto che siamo di fronte ad un governo e una maggioranza che usano le istituzioni per farsi gli affari propri e per modificare le regole del gioco durante la partita: è stato superato il senso del limite». Ma Tonino ne ha per tutti. Anche per chi lo ha contraddetto o per chi ha sollevato qualche dubbio sulla sua linea come, per esempio, Anna Finocchiaro (anche se non la cita): «Ho letto i giornali e ho assistito all'ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese. Tutti hanno detto che questo provvedimento (il decreto salva-liste, ndr) è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo». Anche Pier Luigi Bersani e Enrico Letta non vengono risparmiati dal "fuoco amico": «Gli amici del Pd, a cominciare da Bersani e Letta, abbiano il coraggio di riconoscere che il Capo dello Stato ha avvallato con la sua firma un comportamento illegittimo e anticostituzionale del governo. Un decreto legge inutile, perché la magistratura avrebbe potuto, come poi si è verificato, risolvere la questione senza alcun aiuto. Per questo diciamo che il Presidente della Repubblica non è stato arbitro, ma si è messo alla stregua del giocatore. Non sono io che ho permesso di far nascondere il governo dietro il Colle, è stato lo stesso presidente Napolitano che si è messo a ruota del Pdl, mortificando la sua funzione e il suo ruolo. E su questa vicenda, caro Bersani, non accettiamo lezioni e andremo direttamente dagli elettori a chiedere conto dell'operato di un governo golpista e di chi ha messo la firma e la faccia su questo vergognoso provvedimento». E sulla linea dura, durissima, intransigente l'Idv è unita. Tanto che anche Luigi De Magistris si accoda: «Per raccontare l'operato di Berlusconi in queste ultime ore si potrebbe prendere spunto dal titolo di un celebre film "Mussolini ultimo atto". Il decreto legge salva liste Pdl è un atto eversivo e tirannico che potrà trasformarsi in un precedente nefasto per la tenuta democratica del Paese. Siamo al punto di rottura dell'equilibrio della Repubblica, al massacro del diritto e della Costituzione, di fronte a cui il capo dello Stato si dimostra accondiscendente». L'ex pm di Why not aggiunge: «Se è poi vero quanto riportato dai quotidiani, che ricostruiscono un ruolo da protagonista del Quirinale nella stesura del decreto legge, siamo di fronte ad un comportamento gravissimo. Purtroppo ormai da tempo il presidente della Repubblica avalla leggi illegittime che hanno preceduto quest'ultimo atto dittatoriale e golpista, rispetto a cui è urgente - conclude De Magistris- una grande manifestazione di piazza in difesa della Costituzione e della democrazia».