Dalla Cina i soldi per lo yacht
È partito dalla Cina il giro di soldi per comprare lo yacht dell'ex senatore Nicola Di Girolamo. Un gingillo galleggiante da un milione e 269 mila euro. Il malloppo è decollato da un conto a Hong Kong, è finito in un altro a Lugano, atterrando nel terzo a Firenze e poi su Roma. Secondo gli inquirenti, è una delle tante giostre architettate per riciclare il denaro raccolto dalla presunta megatruffa Fastweb-Telecom Sparkle, scoperta dai carabinieri del Ros e dai finanzieri dell'Antiriciclaggio, per la quale la Procura di Roma sta indagando 80 persone (56 arrestati). «Per quanto riguarda Di Girolamo - scrive il gip nell'ordinanza - emerge chiaramente uno dei tanti modus operandi utilizzati dai sodali dell'organizzazione per investire capitali illeciti. A tal proposito, l'argomento è rappresentato dall'episodio dello yacht (Ferretti 540/41) per la cui acquisizione l'indagato, reale possessore e utilizzatore del bene» per arrivare all'acquisto «ha disposto un'operazione di leasing mercantile». I soldi passano dalla Amon capital (società di Di Girolamo e di Marco Toseroni, altro indagato con un conto corrente alla Standard Chartered Bank di Hong Kong) alla Banca Credinvest (già Egobank) di Lugano, «dalla quale vengono prelevate somme per l'anticipo. Poi alla Banca Intesa e il Centro Leasing di Firenze. L'ultimo passaggio è alla Antiche Officine Campidoglio srl, locatario del bene. Secondo il giudice, «la Antiche Officine Campidoglio, veniva utilizzata per intestare fittiziamente lussuose autovetture, tra cui la Ferrari e la Porsche Turbo coupè di Gennaro Mokbel, ed ha ricevuto nel periodo aprile/luglio 2007 1.147.668,11 euro di bonifici provenienti da un conto presso la Standard Chartered Bank di Hong Kong, intestato alla Amon Capital, una parte della quale utilizzata per acquistare autovetture ad uso dei sodali» e la famosa «imbarcazione Di Girolamo».