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Berlusconi risolve il rebus

Da sinistra Napolitano e Berlusconi

E Napolitano firma il dl

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{{IMG_SX}}Tre articoli. Frutto di un lunghissimo lavoro di mediazione, andato avanti per tutta la giornata dopo il no del presidente della Repubblica dell'altra sera. Superate diverse peripezie, il decreto anti-pasticcio è arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri. Non senza attriti e perplessità. A questo punto i tre articoli, di fatto, sanano la situazione elettorale sia in Lombardia che nel Lazio. Per quest'ultima, la lista Pdl verrà depositata lunedì mattina (saranno sempre Alfredo Milioni e Giorgio Polesi a depositare la lista provinciale Pdl in tribunale). Si esce così dall'impasse elezioni con un percorso in salita fino alla fine, tant'è che la riunione dei ministri, convocata per le 19.30 di ieri sera, è cominciata dopo le 21. Segnale di come fino alla fine il testo sia stato limato, modificato in modo da avere, stavolta, il pieno placet del Quirinale. Si racconta di modifiche fatte fino a poco prima di dare il via alla riunione dell'Esecutivo (in particolare per quanto riguarda la situazione lombarda). Tensione a mille, sul tavolo un obiettivo per il Pdl fondamentale, l'opposizione sul piede di guerra. E il premier concentrato ad uscire «da una situazione assurda», cercando di limitare al massimo i danni di tutta questa vicenda. Dopo l'incontro di giovedì sera al Quirinale tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio è stata scartata l'ipotesi di una proroga dei termini della presentazione delle liste. E sarebbe cambiato anche il clima. Il Cavaliere ha riunito i suoi ministri sia a tarda notte la sera stessa che ieri pomeriggio a palazzo Grazioli. I contatti tra palazzo Chigi e il Quirinale sono continuati per tutta la giornata. In serata il premier ha presenziato un Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al dl interpretativo. Nel Consiglio dei ministri ci sarebbe stata anche una discussione sul testo da sottoporre al Colle. Alcuni ministri avrebbero rimarcato la necessità di non modificare il testo per non incorrere nello stop del Quirinale. Si diceva, un decreto composto da tre articoli. Il primo, quello più complesso, prevede che il diritto all'elettorato attivo e passivo sia preminente rispetto alle formalità. Nello specifico, questo primo articolo, il cuore del provvedimento, è sviluppato in quattro comma. Il primo, che riguarda solo la situazione Lazio, prevede che se si è arrivati in tribunale all'ora prestabilita allora si ha la possibilità di presentare le liste. Il secondo, si riferisce alla questione Lombardia, e prevede che non tutti gli elementi sono essenziali per il depositamento. Su questo punto in particolare, poco prima che cominciasse la riunione dell'Esecutivo, ci sarebbe stata una piccola discussione tra i ministri Maroni e La Russa. Il titolare della Difesa ha infatti chiesto di specificare quali siano questi elementi (bollo, timbro, ecc...). Maroni inzialmente contrario, alla fine ha dovuto cedere. Terzo comma, sempre sulla Lombardia, in sostanza spiega che una volta ammessi non si può più essere esclusi. Questo perché, inzialmente la lista Formigoni era stata ammessa, esclusa in un secondo momento dopo il ricorso dei radicali. L'ultimo comma, prevede che tutte queste norme si applicano a quelle già espletate e che per la presentazione delle liste può essere fatta il primo giorno non festivo, vale a dire lunedì dalle 8 alle 16. Gli altri articoli del decreto: nel secondo si stabilisce la compressione della campagna elettorale, in modo da non perdere tempo e mantenere la data del 28 marzo. Il terzo articolo prevede l'entrata in vigore immediata. Racconta uno dei partecipanti della riunione di ieri sera che il premier era «contento», ha soprattutto espresso a tutti i ministri riuniti nella sala di Palazzo Chigi la sua soddisfazione per la collaborazione tra le istituzioni al fine di garantire a tutti il diritto di voto. Il decreto è arrivato nella mani di Napolitano ieri sera. Poche ore per vagliarlo e già a mezzanotte era controfirmato.

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