"Anche a sinistra serve un esame di coscienza"
Parla dalla sua casa a Napoli. Commenta i tumultuosi fatti di giornata, legge le ultime dichiarazioni del suo più caro amico, Giorgio Napolitano e si lascia scappare: «Si è assunto la responsabilità di quella firma. Come sempre, d'altro canto. Ma non mi faccia aggiungere altro, non sono il portavoce del Quirinale». Andrea Geremicca è il presidente di Mezzogiorno Europa, la fondazione creata proprio dal Capo dello Stato dieci anni fa. Presidente, come valuta il decreto interpretativo? «Aspetti, prima credo che meriti una considerazione ciò che è avvenuto prima. Il decreto è la conseguenza. Conseguenza della superficialità, della faciloneria che ha raggiunto la politica italiana. E in particolare la principale forza politica del Paese. Una situazione davvero impressionante su cui sarebbe bene si rifletta». Il decreto è intervenuto dunque per sanare. «Se da un lato abbiamo visto questa sequenza di errori dall'altro non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che la mancata partecipazione al voto di una forza politica e di una forza di tale grandezza avrebbe indubbiamente creato un vulnus alla democrazia. Che, tra l'altro, avrebbe leso la piena rappresentanza. Un intervento era necessario, sicuramente». Dunque è d'accordo con il decreto? «Il decreto interpretativo non ha bisogno di un vaglio di costituzionalità. Perché si limita a specificare meglio una legge già valutata perfettamnete costituzionale. Chi nel governo ha studiato questa formula ha dimostrato abilità e anche una buona dose di furbizia». Il Pd sembrava d'accordo con una soluzione politica. Poi Di Pietro ha alzato la voce e Bersani si è accodato. «Questa è una riflessione che si pone ciclicamente. Il Pd non è un partito maggioritario ma è il partito maggiore della coalizione. Dunque deve farsi carico di accogliere le istanze di tutto il centrosinistra. Sono stato critico in passato ma questa volta mi pare abbia agito autonomamente». Senta, lei mette sott'accusa il Pdl. Ma anche il Pd prima di questa vicenda ha dimostrato di essere piuttosto «permeabile» anche agli impresentabili. O no? «Per carità, e lo dice a me? Guardi, sicuramente è necessario che tutti i partiti, tutti e nessuno eslcuso, facciano un approfondito esame di coscienza». Per giungere a quale considerazione finale? «Si sono raggiunti i limiti massimi consentiti. Non è possibile andare avanti così. È necessaria una autoriforma dell'intero sistema dei partiti, un sistema che appare non avere regole o aver smarrito le poche che aveva». Crede davvero sia ancora necessario? O bastano le fondazioni che di fatto stanno sostituendo i partiti? «No, dei partiti ci sarà sempre bisogno. Le fondazioni svolgono un ruolo diverso. Proprio ieri (venerdì, ndr) Mezzogiorno Europa e Farefuturo hanno tenuto assieme un convegno sul Sud a cui ha partecipato anche il presidente della Camera Fini. Ebbene, pur venendo da storie diverse e da posizioni differenti, siamo riusciti a trovare dei punti di contatto per i quali battersi. Se fossero stati due partiti sarebbe stato impossibile svolgere questa funzione di confronto incontro. Le fondazione propongono idee, i partiti le possono adottare e farne progetti di governo». Che regole sarebbero necessarie ai partiti? «Guardi, anche in questa tornata si sono proposte regole che poi hanno dimostrato di avere una vasta gamma di interpretazione. Penso che prima di tutto occorra una presa di coscienza. Poi si troverà il tempo per i codici».