Non si poteva lasciare la soluzione ai giudici
seguedalla prima Il che rende possibile la soluzione, ma non la contiene, perché sarà pur sempre la magistratura a doversi pronunciare. Una specie di venirsi incontro a mezza strada. Il fatto è che non si poteva lasciare ai tribunali il compito di dirimere una partita politica. La responsabilità di avere portato ai giudici l'arbitraggio della campagna elettorale è del centro destra, ma spetta a tutti, o, almeno, agli assennati, rendersi conto che si sarebbe trattato di una condizione innaturale e pericolosa. Da queste colonne, a botta calda, ho usato parole dure, rivolgendole al Popolo delle Libertà. La loro condotta è imperdonabile. Si deve essere istituzionalmente ciechi, però, per non capire che occorre porre rimedio, nell'interesse di tutti, non di una sola parte. Nel 1995 lo si fece, auspice proprio Marco Pannella. Era una situazione diversa, ed il decreto legge (governava Lamberto Dini e controfirmava Oscar Luigi Scalfaro) fu varato a poche ore dall'esaurirsi del tempo limite, prorogando di due giorni la scadenza per la presentazione di liste e firme. Quel decreto, e tale aspetto è assai rilevante, non solo non fu convertito in legge, ma bocciato, per incostituzionalità, dal Parlamento. Allora fu il centrodestra a tenere la posizione più dura, usando gli stessi argomenti che ora si trovano in bocca alla sinistra. Istruttivo, vero? Fu una legge a risolvere la questione, sanando la decadenza del decreto e salvando il risultato delle elezioni. Fu una scelta saggia? Fu una scelta obbligata, caotica, colma di strafalcioni, come anche oggi, ma fu saggia, perché impedì di processare la democrazia, o di chiedere, com'è stato inopportunamente fatto nei giorni scorsi, che siano i giudici a valutare più la sostanza che la forma. Questo, anche oggi, è il rischio più grande. L'occasione, penosa, torna utile per riflettere su due cose. La prima è relativa alle leggi elettorali, che, all'evidenza, non riescono ad essere rispettate neanche da chi le fa. Quando i cittadini incorrono in questo genere di problemi, finendo nelle sabbie mobili della burocrazia, nessuno va a salvarli. Chi, oggi, si salva da sé, almeno abbia il buon senso di cambiare le norme e renderle più razionali. La seconda: abbiamo tanti sistemi elettorali quante sono le assemblee elettive, e già questo è pazzesco. Le leggi elettorali regionali risentono anche dell'autonomia legislativa di ciascun ambito territoriale. Il mondo politico ha avuto un doloroso saggio di quale caos questo può portare. Davide Giacalone