Napolitano firma il decreto legge
Da mezz'ora erano passate le ventitrè. La notizia che il maggior partito di centrodestra aspettava con ansia alla fine è arrivata: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto che permetterà a Roberto Formigoni di competere per la poltrona di governatore della Lombardia e alla lista del Pdl di correre in Lazio a sostegno di Renata Polverini. Una firma che i più davano rimandata a questa mattina e che invece è arrivata a conclusione di una giornata contrassegnata da una continua maratona anche diplomatica con continui contatti tra palazzo Chigi e il Colle. Così, il testo del decreto interpretativo firmato da Napolitano ora potrà essere utilizzato dai Tar e sarà pubblicato, come annunciato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, in Gazzetta Ufficiale Che la strada intrapresa ieri dal centrodestra per risolvere il caos politico, fosse la più percorribile, il Quirinale, ufficiosamente lo aveva fatto sapere in tempo utile. Esattamente poco prima che Silvio Berlusconi si riunisse, in serata, con tutti i componenti del governo per varare il testo del decreto legge. Un decreto voluto appositamente "interpretativo" delle norme «sui binari indicati dal Quirinale» per «permettere ai cittadini di andare al voto». Una direttrice su cui governo e maggioranza avevano lavorato per tutto il pomeriggio nella speranza di approdare a un testo da sottoporre alla valutazione del Capo dello Stato e che potesse trovare accoglimento nel più breve tempo possibile. Così il provvedimento era diventato di mera interpretazione e non innovativo dopo il «no» del presidente della Repubblica alla soluzione proposta dal premier Silvio Berlusconi per la modifica dei termini di accettazione delle liste. Un rifiuto che però, se apparentemente avrebbe potuto creare freddezza tra i due, come riportano alcune voci a Montecitorio, non ha fatto altro che permettere una soluzione condivisa per risolvere la vicenda. Al di là delle dispute di natura costituzionale infatti le istituzioni hanno collaborato per arrivare ad una soluzione che potesse conciliare i criteri di necessità e di urgenza. E per arrivare a questo risultato indispensabile è stato il lavoro di mediazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, del presidente della Camera Gianfranco Fini e del ministro dell'Interno Roberto Maroni che in tutti questi giorni hanno mantenuto i contatti con Giorgio Napolitano che l'altra sera aveva opposto il suo rifiuto ad un decreto ma avrebbe sottolineato allo stesso tempo la diversità delle situazioni tra Milano e Roma. La stessa valutazione differente sarebbe stata fatta dai vertici della Lega decisi a "salvare" la "lista Lombardia". Non dello stesso avviso il premier che avrebbe insistito sulla necessità di un atto normativo anche per sanare il caos liste nel Lazio. Il punto dirimente era appunto sulle modifiche. Il Quirinale non voleva il cambiamento delle regole del gioco a gioco già iniziato. Niente modifiche di leggi precedentemente approvate e niente modifiche anche per la presentazione delle firme e più in generale delle liste elettorali. Ma preoccupazione, questa sì, al fatto che la competizione di fine mese potesse essere fortemente alterata. D'altro canto il presidente della Repubblica, lunedì scorso, su sollecitazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, aveva dichiarato: «La preoccupazione di una piena rappresentanza delle forze politiche che intendono concorrervi, non può che essere compresa e condivisa dal Presidente della Repubblica».