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Il Quirinale chiude, no al decreto Alta tensione nel Popolo della Libertà

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Il Quirinale dice di no. L'ipotesi di un decreto per porre nuovi termini per gli adempimenti relativi alla presentazione delle liste per le regionali è stata bocciata dal presidente della Repubblica. Rinviare la data solo per una lista aprirebbe dei problemi di costituzionalità, è stata la riflessione che Napolitano ha comunicato al premier Berlusconi salito in serata al Quirinale per cercare una soluzione all'impasse delle liste. La via da seguire, secondo quanto è trapelato in serata, sarebbe quindi di andare avanti in tutti i gradi di giudizio e poi eventualmente riprendere in mano la questione qualora si profilasse una situazione di emergenza. Nel frattempo però il Pdl dovrebbe lavorare per trovare una soluzione politica con l'opposizione. Solo in questo caso il Capo dello Stato potrebbe assecondare un diverso scenario. È quello che Napolitano avrebbe fatto intendere a Berlusconi. In realtà più che una bocciatura netta al decreto, quella di Napolitano sarebbe stata una frenata a proseguire su una strada senza l'accordo con il Pd. Dal Quirinale quindi la richiesta sarebbe stata quella di una posizione concordata tra maggioranza e opposizione per trovare una via d'uscita. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non sarebbe del tutto ostile a trovare un punto d'incontro con il Pdl. Nel pomeriggio e in serata ci sono stati fitti contatti con l'esponente del Partito democratico ma finora senza esito. L'ostacolo è costituito dalla posizione rigida assunta dai Radicali. La Bonino e il suo entourage hanno fatto subito arrivare a Bersani il messaggio chiaro che non sono disponibili a accordi sottobanco con il Pdl. Insomma nessuna trattativa è possibile; in caso contrario, è la minaccia, sarebbe la rottura. Questo spiega la dichiarazione irritata che nel pomeriggio è venuta da Bersani a chi lo incalzava sull'ipotesi di un'intesa con la maggioranza: «Qualsiasi intervento d'urgenza in materia elettorale in corso d'opera sarebbe totalmente inaccettabile». Altrettanto duro Antonio di Pietro, leader dell'Idv, che ha paragonato l'ipotesi di un dl ad un «golpe». La Bonino ha in Di Pietro il maggior sostenitore contro la linea possibilista di Bersani. Il no di Napolitano alla soluzione d'urgenza con il decreto apre ora uno scenario di grande caos. Tant'è che il previsto Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto seguire l'incontro tra Berlusconi e il Capo dello Stato per ratificare nero su bianco una decisione che si auspicava positiva, è stato immediatamente annullato e rinviato a oggi. La tensione dentro il Pdl si taglia con l'accetta anche se ieri la Corte d'Appello di Roma ha accolto il ricorso sul listino legato alla Polverini. Dopo l'incontro con il Capo dello Stato, Berlusconi ha fatto rientro a Palazzo Chigi dove ha riunito alcuni ministri da Ignazio La Russa, Roberto Maroni e Roberto Calderoli (già con il premier all'incontro con Napolitano) a Claudio Scajola, Renato Brunetta e Sandro Bondi. Più tardi è arrivato anche Denis Verdini. E proprio per scardinare il muro della sinistra, il Pdl confidava nella sponda del Quirinale. «Sbraiteranno ma se ci sarà il consenso del capo dello Stato alla fine si adegueranno», aveva commentato un ministro del centrodestra. Oggi si ricomincerà il lavoro di tessitura cercando di smantellare le resistenze del Pd. La diplomazia è al lavoro con la consapevolezza che qualora si arrivasse a un accordo con il pd il prezzo da pagare sarebbe alto. Sempre per oggi è fissata un'altra riunione tra Berlusconi e i ministri che potrebbe preludere a un Consiglio dei ministri. Intanto il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ha annunciato che verranno presentate denunce per irregolarità che sarebbero state commesse dall'ufficio centrale regionale che ha accolto il ricorso dei radicali e contro chi avrebbe potuto manomettere le liste con le firme.

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