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Berlusconi gioca il jolly del decreto

Il Presidente della Repubblica Napolitano e il premier Berlusconi

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L'ultima parola spetterà a Giorgio Napolitano. Sarà il capo dello Stato a dire se la soluzione prospettata da Silvio Berlusconi per uscire dal caos delle liste elettorali, il giorno in cui la Corte d'appello riammette a Roma il listino di Renata Polverini, sia o meno percorribile. Il premier sale al Colle - Berlusconi terminata la cerimonia a palazzo Chigi per il giuramento dei quattro nuovi sottosegretrari, si è recato al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In tasca avrà diverse carte da giocare per uscire dall'impasse: la prima, quella su cui punta per evitare l'esclusione delle liste in Lombardia e Lazio, è quella di un decreto legge che posticipi la scadenza dei termini per la presentazione delle liste elettorali, senza spostare la data del voto. Se questa non dovesse andare bene, il premier metterà in campo altre soluzioni: quella di un decreto "interpretativo" che consenta di allentare le maglie delle norme sulla presentazione delle liste o, come estrema ratio, quella di un dl che sposti direttamente la consultazione elettorale di 15 giorni/un mese, almeno per le due regioni interessate. Il precedente - Ma il suo jolly è la prima opzione, quella del decreto. Anche perchè si ha un precedente autorevole, quello del '95, quando Oscar Luigi Scalfaro, allora capo dello Stato, firmò un dl che spostò la scadenza dei termini per la presentazione delle liste dalle ore 12 del 29 marzo alle 20 del 31 marzo. In pratica, poco più di 48 ore dopo. Un'ipotesi che per il centrodestra ha più di qualche possibilità di successo. Tanto è vero che un Consiglio dei ministri straordinario è già stato convocato per stasera, alle 22. Segno che il centrodestra confida nel buon esito del confronto con il Colle, ma anche sulla comprensione dell'opposizione. Cauto Napolitano, fredda l'opposizione -  Sul primo fronte si deve però registrare la massima cautela del Quirinale. "Ancora non c'è nulla di definito; quando arriverò a Roma stasera, vedrò", si è limitato a dire il presidente della Repubblica poco prima di lasciare il Belgio. "Se qualcuno mi spiega cos'è" la soluzione politica prospettata da alcuni esponenti del centrodestra "la esaminerò", ha aggiunto Napolitano.  Sul secondo fronte, quello della reazione dell'opposizione, i segnali non sono incoraggianti: "Qualsiasi intervento d'urgenza in materia elettorale in corso d'opera sarebbe totalmente inaccettabile", ha risposto gelido Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. Altrettanto duro Antonio di Pietro, leader dell'Idv, che ha paragonato l'ipotesi di un dl ad un "golpe". Ma la maggioranza sembra confidare nel via libera del Colle per placare le critiche dell'opposizione. "Sbraiteranno ma se ci sarà il consenso del capo dello Stato alla fine si adegueranno", spiega un ministro del centrodestra.    Formigoni denuncia irregolarità - Quel che è certo è che il centrodestra non sembra intenzionato a lasciare ai giudici del Tar la decisione su chi correrà in due regioni fondamentali per l'esito del voto di fine marzo. Tant'è che il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ha annunciato che verranno presentate denunce per irregolarità che sarebbero state commesse dall'ufficio centrale regionale che ha accolto il ricorso dei Radicali e contro chi avrebbe potuto manomettere le liste con le firme.  Il Cav: "Pdl vittima di un sopruso" - Dopo un incontro con i vertici della Lega (dove Umberto Bossi ha auspicato una "soluzione politica"), Berlusconi ha presieduto l'Ufficio di presidenza del Pdl. Davanti a ministri, coordinatori nazionali e regionali del partito, il premier ha difeso gli esponenti locali e si è scagliato contro l'eccessivo fiscalismo di alcuni magistrati che hanno avuto un atteggiamento troppo rigido. Il Pdl, ha sostenuto il Cavaliere, è "vittima di un sopruso" anche perchè, ha aggiunto con una battuta amara, è curioso che noi mandiamo i militari italiani per garantire il voto in Afghanistan e poi non ci venga garantito il diritto di voto in Italia. Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha lavorato per abbassare i toni, si è attivato per trovare una soluzione che sia la più condivisa possibile. Fini, in questi due giorni, ha lavorato per aprire un dialogo con le opposizioni e adesso attende di capire che accoglienza avranno al Quirinale le proposte avanzate da Berlusconi.  

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