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Alemanno sarà obbligato al rimpasto

L'Aula Giulio Cesare, Campidoglio

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Un compleanno particolare quello del sindaco Alemanno, trascorso tra una riunione e l'altra nell'attesa di quel verdetto che nel tardo pomeriggio ha sancito, almeno per adesso, l'esclusione del Pdl dalla competizione elettorale nella Provincia di Roma. Roma, appunto, dove il centrodestra si gioca la partita più difficile e dove si rischia di pagare il prezzo più alto. Lo sa bene Alemanno che proprio ieri ha lanciato un messaggio chiaro. «Il riassetto del Pdl? Ci penseremo a tempo debito».  Ora l'emergenza poi la «rivoluzione» degli equilibri politici dentro e fuori il Campidoglio. Lo sguardo è tutto sulla giunta capitolina. Così com'è stato con il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti alla «caduta di Roma» da parte del centrosinistra, molti dei consiglieri rimasti fuori dalla corsa elettorale dovranno trovare un posto in Campidoglio. Per competenza e per spirito di «partito». E a tremare all'interno del palazzo Senatorio è più di una poltrona. Alcune, a dire il vero già traballanti per motivi diversi ma a decidere sarà poi il nuovo equilibrio all'interno del Pdl una volta consumata la resa dei conti. E qualcosa da pagare ce l'hanno un po' tutti. Un passo indietro verrà certamente chiesto a chi ha un doppio incarico. Ecco allora che una delle poltrone libere ad aprile potrebbe essere quella di Alfredo Antoniozzi che oltre a potersi consolare a Strasburgo in quanto europarlamentare, pagherebbe il conto dell'ala «azzurra» del Pdl capitolino e che potrebbe essere sostituito da Francesco Lollobrigida, consigliere uscente alla Pisana, fedelissimo di An. Lui però è in quota Rampelli, che ha già Fabrizio Ghera alla guida dei lavori pubblici ed è uno dei pochi sui quali il sindaco ha più volte espresso apprezzamento per il lavoro svolto. Ancora, Lollobrigida è il coordinatore provinciale di Roma del Pdl, ovvero di quel territorio al momento escluso dalla competizione elettorale e c'è già chi è pronto a presentare il conto anche a lui. Certamente un passo indietro verrà chiesto all'assessore al Bilancio, Maurizio Leo, già deputato, mentre la guida delle Politiche economiche capitoline andrebbe a Luca Malcotti, ex consigliere comunale che proprio per la corsa alle regionali rinunciò a ricandidarsi per il Comune. Uno spirito di partito che non può essere ignorato. In bilico anche Marco Corsini, assessore all'Urbanistica e Umberto Croppi, assessore alla Cultura. Le motivazioni in questo caso non riguarderebbero una resa o un pareggio di conti ma il fatto che i due sono «fuori» dalle correnti di partito. Pagherebbero insomma il conto degli altri. Per il resto si aspetteranno i poteri speciali di Roma Capitale e l'allargamento della giunta a 16 poltrone. In questo caso un posto è già riservato da tempo all'Udc, l'alleato ritrovato. Sarà lotta invece sulle altre due poltrone, sulle quali potrebbero andare Pietro Di Paolo (ex An) e Fabio Armeni (ex FI). A fare un passo indietro in questo caso sarebbero il capogruppo Pdl in Consiglio comunale, Dario Rossin e Dino Gasperini, già dati in pole position per la promozione ad assessori. In bilico poi anche lo scranno più alto dell'Aula Giulio Cesare, dove il presidente Marco Pomarici, in quota Gianni Sammarco. Il coordinatore romano del Pdl che ha già un posto in prima fila per la resa dei conti all'interno del partito. Per gli altri poi ci sono i vertici delle aziende capitoline, come Acea, Ama, Risorse per Roma che a quel punto entrerebbero di diritto nello tsunami Pdl post elettorale.

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