Ma nel Pd c'è chi rivuole il centrodestra

Ilsindaco di Venezia Massimo Cacciari contesta la decisioni delle Corti di Appello di Milano e Roma. «Un risultato elettorale che si configurasse nell'assenza di candidati fondamentali, sarebbe un risultato politicamente inattendibile», spiega. «Che cosa succederebbe – continua Cacciari – se Lazio e Lombardia avessero presidenti espressi da elezioni in cui è stato escluso il Pdl? Si creerebbe una situazione ingovernabile. Bisognerebbe fare ogni sforzo per evitare che il pasticcio inenarrabile combinato da questi dilettanti, sintomo di uno sfascio di organizzazione e di disciplina di partito, che non è solo del Pdl, diventi un pasticcio politico più serio. In più adesso c'è la possibilità che il Tar decida in Lombardia e nel Lazio in modo difforme...così si aprirebbe un "casino al cubo"». Anche Antonio Di Pietro «spinge» per trovare una soluzione a questo «pasticciaccio». «Ci auguriamo che una soluzione politica si possa trovare – commenta – perché noi vogliamo vincere le elezioni sul campo e vogliamo che gli elettori possano andare a votare e non essere loro vittime della sciatteria e dell'ingordigia di questa classe dirigente che pensa solo a se stessa». Mario Adinolfi, esponente del Pd, sul suo blog è andato addirittura oltre: «Se fosse successo a noi del centrosinistra saremmo già in piazza. Se i giudici escludono Formigoni in Lombardia e il Pdl a Roma, vanno oltre il loro ambito e compiono un atto che somiglia a un golpe». Più cauto il segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Ci sono diversi sedi istituzionali che devono giudicare; aspettiamo serenamente che finiscano queste pratiche, e noi non cerchiamo avvenimenti che turbino la fisiologia del voto». «Detto questo – ha proseguito – ci sono regole uguali per tutti e tutti devono rispettarle. Credo che ci si debba rimettere alle procedure di garanzia che la nostra legge fissa a iosa». «Di più – ha concluso – non dico».