Ineleggibili per cinque anni i parlamentari condannati
Arrivano le liste «pulite» anche per i parlamentari. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge anticorruzione dopo un'animata discussione che ha lasciato in sospeso alcuni nodi centrali. Il testo approda all'esame del Parlamento con la dicitura «salvo intese». La novità di ieri è l'integrazione del testo che originariamente prevedeva l'incandidabilità solo a livello locale. Sotto il pressing delle Regionali e delle bufere giudiziarie su presunti casi di corruzione, la Lega questa volta in asse con gli ex An ha puntato i piedi per introdurre norme più stringenti anche nella compilazione delle liste per Camera e Senato. Il ministro leghista Roberto Calderoli pur di sottolineare che era stato lui a voler colmare la lacuna del testo, ha diramato un comunicato mentre era in corso il Consiglio dei ministri, nel quale si diceva che era stata accolta «la sua proposta emendativa», cioè l'estensione a livello nazionale della norma del testo unico sugli enti locali. L'obiettivo è di interdire per cinque anni l'arrivo in Parlamento dei condannati definitivi per corruzione (propria, impropria, in atti giudiziari), concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. La soluzione non convince i tecnici del ministero della Giustizia, per i quali non sono aggirabili i paletti della Costituzione (articoli 51 e 65) che consentono l'ineleggibilità ma non l'incandidabilità dei parlamentari. Calderoli però incassa il risultato politico: «per ora si parla di ineleggibilità per 5 anni: quella perpetua era troppo - spiega - bisognava mettere un termine temporale. Ma ci sarà poi la discussione in Parlamento». Non nasconde la sua soddisfazione anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, «molto lieto» del fatto che sia stata accolta la sua proposta di non candidabilità dei condannati. In Consiglio dei ministri però la discussione non deve essere stata serena tant'è che i ministri Alfano, Brunetta e La Russa, in conferenza stampa si limitano a fornire alcune indicazioni generiche e poi lasciano la sala senza rispondere alle domande dei giornalisti. Sulle liste pulite Alfano si limita a dire che «in caso di condanna non ci si potrà candidare negli enti locali» e che la regola è stata «estesa all'ambito parlamentare». Per il resto esalta la «volontà ferma di Berlusconi di portare avanti un provvedimento che vuole lanciare un messaggio preciso: i nostri partiti non hanno bisogno dei soldi rubati per sopravvivere». La Russa rivolge un appello («soprattutto all'opposizione») perchè il Parlamento non si divida «sulle virgole» del testo e lo converta in legge «nel più breve tempo possibile». Il ddl oltre all'aumento delle pene tra la metà e un terzo, per undici reati che vanno dal peculato alla concussione, alla corruzione fino alla turbata libertà d'incanti nonchè un'aggravante ad hoc per il pubblico ufficiale infedele, sono previste misure preventive nella pubblica amministrazione e di trasparenza negli enti locali. Via libera anche a un Piano nazionale anticorruzione, predisposto dal ministro Brunetta sulla base di piani di azione in cui ciascuna amministrazione indicherà il grado di esposizione al rischio di corruzione degli uffici e procedure di rotazione dei funzionari che operano in settori sensibili. Su sollecitazione del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, è stata introdotto il concetto di «fallimento» politico per gli amministratori delle Regioni e degli enti locali in caso di bilanci negativi.