Il teste: Milioni era in orario
Si ribalta il pasticciaccio della mancata presentazione delle liste Pdl per le prossime elezioni regionali. A rivoltare le carte sono alcuni testimoni che hanno messo a verbale la presenza di Alfredo Milioni in Tribunale molto prima che scadesse il tempo per consegnare il faldone con le candidature del Pdl. Non solo. La stessa cosa sarebbe confermata anche da alcune guardie carcerarie che presidiano il Palazzo di Giustizia. Il primo a verbalizzare davanti all'avvocato del Pdl, Grazia Volo, è Dario Di Francesco, responsabile delle liste Forza Roma, No al Nucleare e altre: «Sono arrivato intorno alle 11 all'ufficio elettorale presso il Tribunale di Roma insieme a Ottaviano Pasqualucci. Ci siamo messi in fila per presentare la lista; poi è arrivato Alfredo Milioni. Alle 11,25 è stata attestata, mediante regolare certificazione, la nostra presenza». In seguito, precisa Di Francesco, «Milioni s'è fatto sostituire dal signor Giorgio Polesi. Poco dopo le 11 ha lasciato la scatola con le firme autenticate davanti alla porta dell'ufficio elettorale e ha liberamente circolato nei corridoi come facevamo noi tutti. Dopo le 12 militanti radicali hanno inscenato una provocazione cercando di fare intendere che Milioni era arrivato in ritardo». Davanti all'avvocato, Polesi aggiunge un altro particolare: «Dopo un'attesa di circa un'ora, intorno alle 12,20, un componente della Commissione è uscito dall'ufficio ed ha chiesto quante persone fossero ancora in attesa per la consegna delle liste. Io ho alzato la mano». A rivelare un passaggio decisivo in questa storia intricata e poco chiara è la testimonianza della rappresentante della lista Alleanza di Centro di Pionati, la giornalista Rai Laura Santarelli. «A mezzogiorno circa Milioni si è allontanato, andando più avanti nel corridoio e lasciando l'altro delegato Polesi. Quando Milioni si è riavvicinato per prendere i documenti - continua - è stato aggredito da un militante del Partito Radicale che ha inscenato una provocazione tendente a dimostrare che lui non era mai stato lì. Ne è scaturita un'accesa discussione». E qui comincia la rivelazione: «Il presidente della Commissione è uscito dal suo ufficio ordinando ai carabinieri di costituire una barriera, ad una certa distanza dal suo ufficio, e di estromettere tutti coloro che non si trovassero al suo interno». Cioè: il Pdl e l'Alleanza di Centro, l'altra lista esclusa. Adesso il presidente del XIX Municipio tira un sospiro di sollievo: «Mi conoscono tutti, sanno che non avrei mai potuto fare un errore del genere - spiega Alfredo Milioni - Il partito già lo sa. In questi giorni mi hanno tirato solo fango. Io ho fatto il mio dovere, ora aspetto che lo faccia la giustizia». Ieri dunque il Pdl ha presentato il nuovo ricorso, stavolta in Corte d'appello accompagnandolo con la denuncia-querela depositata alla Procura di Roma dall'avvocato Grazia Volo. Il testo riassume proprio lo scenario testimoniato quella mattina al Tribunale di Roma. Le ipotesi sono violenza privata compiuta dai rappresentanti di lista radicali, per aver impedito ai delegati Pdl di completare la consegna delle liste, e abuso d'ufficio per i componenti dell'Ufficio elettorale, che avrebbero applicato al momento della presentazione delle liste delle «prassi mai viste» e dei «metodi basati sull'arbitrio». Immediatamente sono scattate la controdenuncia, stavolta per calunnia, da parte dei Radicali, e una querela per diffamazione nei confronti di Renata Polverini. «Escludo qualsiasi violenza da parte dei Radicali, non siamo squadristi. Chi deve decidere lo faccia nel rispetto della legge», ha detto la rivale Emma Bonino. I due diretti interessati, il radicale Diego Sabatinelli e il segretario Psi Roma Atlantide Di Tommaso hanno sottolineato infatti che «sdraiarsi per terra non è violenza». Erano stati loro, infatti, sabato alle 12 a sdraiarsi davanti alla porta dell'ufficio elettorale. Ma il Pdl non ha tanto nel mirino i Radicali («hanno fatto il loro lavoro, e se ci riescono hanno fatto bingo»), quanto l'ufficio elettorale che non avrebbe posto regole chiare, ma «fissato arbitrariamente» il limite nel corridoio per l'area destinata ai delegati di partito. La prassi vorrebbe poi «che venisse acquisito un termine di presentazione e semmai, nel caso, fornire una dichiarazione di tardività». Invece, secondo l'avvocato Volo, c'è stato «un presidente della Commissione che a un certo punto ha detto di bloccare tutto solo quando si è ricordato». «Ha dichiarato lo stop alle 12.30 – ha incalzato il responsabile elettorale del Pdl Ignazio Abrignani – Ma guarda caso in quel momento erano fuori i nostri. Ha fatto giustizia a posteriori».