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Berlusconi si fa il suo pool

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Silvio Berlusconi

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Un pool di giuristi. Quattro avvocati di lunga esperienza che lavorino giorno e notte sul ricorso da presentare al Tar. È questa la strategia di Berlusconi sul caso lista Pdl nel Lazio. Partendo dalla premessa che «la questione va risolta», il premier non vuole perdere altro tempo. Punta tutto sul testo del ricorso, calibrato e controllato in ogni parola e in ogni virgola, in modo da essere praticamente «inattaccabile». La riunione dei ministri di ieri è stata dedicata quasi tutta al caso Lazio, con il presidente del Consiglio che ha chiesto a ciascun ministro di scendere in campo, ognuno con la propria esperienza e con i propri tecnici, «di controllare il testo del ricorso» e dare suggerimenti. Domenica sera, i legali del partito insieme ai coordinatori avevano anche pensato alla strada di una leggina ad hoc. Tanto che è stata addirittura preparata una bozza di decreto da portare in Consiglio dei ministri. Ipotesi però poi saltata, spiegano dagli uffici di via dell'Umiltà «anche perché il presidente della Repubblica non avrebbe mai firmato il testo». E così ecco il pool dei giuristi: Luigi Medugno (avvocato romano, esperto di Diritto amministrativo), Filippo Lubrano (ordinario di Diritto amministrativo alla Luiss di Roma), Piero D'Amelio (specializzato anche lui in Diritto amministrativo), e per la parte penale, Grazia Volo. Sono stati tutti convocati, e già tutti a lavoro, coordinati dal responsabile dell'ufficio elettorale del Pdl Ignazio Abrignani. Berlusconi, immerso completamente nella vicenda liste (che da ieri ingloba anche la Lombardia), dopo aver investito i ministri dell'input a darsi da fare, nel pomeriggio prima ha incontrato il sindaco di Roma Gianni Alemanno, insieme ai ministri La Russa, Ronchi, e Maroni per il Lazio; poi si è attaccato al telefono per saperne di più sul fronte lombardo. «Ma su quello è più tranquillo - spiega chi ha parlato con il premier -, in Lombardia la lista è stata depositata e ci sono ottime speranze che il ricorso venga accolto». Il premier intanto per avere un quadro completo della situazione ha chiesto agli uffici competenti di via dell'Umiltà di avere una nota sulle due regioni in subbuglio, nota redatta nel pomeriggio e consegnata al Cavaliere dal coordinatore Pdl Denis Verdini. Sono appunti dettagliati, su quanto è successo in Lombardia con l'esclusione (almeno per ora) della lista Formigoni, compreso il ricorso che sarà presentato oggi a Milano, e quanto è successo nel Lazio, con il pool dei giuristi a lavoro, con quanto fatto finora, con le prossime mosse. In entrambi i casi, l'intenzione del premier è «risolvere la questione». Per ora niente responsabilità personali, niente ricerca dei colpevoli o caccia alle streghe. «Si farà dopo. Ora l'importante è ottenere il risultato. E comunque i panni sporchi si lavano in casa». Si diceva un decreto. Sì, nel partito si è pensato anche a questo. Un'ipotesi rimasta in piedi pochissimo, solo una notte. Con tanto di bozza preparata per il presidente del Consiglio nella notte tra domenica e lunedì, in modo da farlo arrivare sul tavolo della riunione del ministri. Il titolo: decreto legge recante interventi urgenti per la certezza delle procedure elettorali per le elezioni dei consigli regionali. Un testo con cui, sostanzialmente si chiede «il comprovato accesso dei delegati di lista ai locali entro le 12 del ventinovesimo giorno antecedente quello della votazione». Al momento però, questa ipotesi è saltata, come ha detto lo stesso Berlusconi in Consiglio dei ministri: «Non serve». Si tenta il tutto per tutto con il ricorso al Tar. Ricorso che sarà presentato mercoledì: per allora tutto dovrà essere pronto. Giovedì poi, a Roma sarà la giornata della manifestazione in piazza, con tutti i responsabili locali del partito. Non è escluso che alla fine ci sia anche il Cavaliere. Ieri, è stata anche la giornata della decisione del Tribunale di Milano di non riconoscere la riunione del Consiglio dei ministri come legittimo impedimento. Decisione che al premier non è andata affatto giù. Durante la riunione di Palazzo Chigi, Berlusconi è tornato a spiegare che è «da quando sono sceso in politica che cercano di attaccarmi. L'obiettivo è chiaro da allora e tentano ancora di perseguirlo».

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