Scaglia in cella: risolvo e torno a lavoro
Morkbel, sigilli al tesoro della truffa
È tranquillo e convinto che tornerà subito a lavorare. Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, vuole essere interrogato subito dagli inquirenti per chiarire la vicenda che lo ha fatto finire dietro le sbarre. È rinchiuso, da solo, da giovedì notte, dopo essere atterrato a Roma con un volo privato proveniente dalle Antille: prima di arrivare a Ciampino l'aereo ha fatto uno scalo tecnico a Casablanca. L'ex ad di Fastweb l'altra notte è stato prelevato direttamente sotto bordo dell'aereo dalla Guardia di Finanza che gli ha notificato l'ordine di custodia cautelare emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Il suo interrogatorio, però, non avverrà prima della prossima settimana, al massimo entro martedì, termine ultimo per procedere all'interrogatorio di garanzia. Questo perché il giudice per le indagini preliminari romano Aldo Morgigni oggi partirà per Milano, dove dovrà svolgere altri interrogatori collegati sempre alla presunta maxi frode da due miliardi di euro che ha travolto i vertici di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle, oltre a professionisti e personaggi legati all'organizzazione criminale 'ndrangheta. E anche perché la prossima settimana tornarà a Roma anche il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, dopo la trasferta a Londra, dove doveva visionare il materiale sequestrato agli indagati in Gran Bretagna. «Ci sentiamo tra pochi giorni, chiarisco tutto e ricominciamo a parlare dei nuovi progetti». È quanto Silvio Scaglia ha dichiarato a una delle ultime persone cui ha telefonato prima di spegnere il cellulare durante il lungo volo che lo ha portato a costituirsi. «Non vi fermate, proseguite in quello che state facendo: torno per spiegare quanto successo e poi ricomincerò subito a lavorare», ha aggiunto il fondatore di Fastweb parlando con Valerio Zingarelli, presidente e amministratore delegato di «Babelgum», piattaforma di contenuti per il mondo digitale di cui Scaglia è unico proprietario. Intanto ieri è stata una lunga giornata di interrogatori: il gip, in presenza dei pm, ha ascoltato 11 indagati. Tra questi, Giuseppe Cherubini e Massimo Micucci si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre si è difeso, respingendo le accuse, Luigi Marotta. Prima di questi indagati, erano stati ascoltati l'ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli, e il dirigente responsabile dell'area «regioni europee» di Tis, Massimo Comito. Quest'ultimo ha spiegato al giudice di non aver avuto alcun ruolo nella vicenda, perché tutto avveniva a un livello superiore, nelle operazioni commerciali di telefonia che secondo la procura erano fittizie. L'altro indagato, invece, che durante l'interrogatorio ha avuto un lieve malore tanto da richiedere l'intervento del medico del Tribunale, si è dichiarato completamente estraneo ai fatti.