E Silvio prepara una manifestazione

.È questo l'aggettivo usato per descrivere lo stato d'animo di Berlusconi. Chi ha parlato con lui ieri, spiega che il premier sulla vicenda del Pdl nel Lazio, è «davvero sconcertato per quello che è successo». Arrabbiato, certo. Incredulo pure. «Ma come è possibile che sia capitata una roba simile?» ha continuato a ripetere. Ora quello che conta però è tentare di rimediare il rimediabile. Sperando, che il niet del tribunale di Roma, che ieri ha respinto il ricorso presentato dal Pdl, possa essere l'unico tassello negativo. Nel partito di via dell'Umiltà le reazioni sono le più disparate: si passa dall'essere increduli per quanto accaduto all'essere arrabbiati (e anche tanto) con i due autori del pasticcio liste: Alfredo Milioni e Giorgio Polesi. Una vicenda clamorosa, «una grande leggerezza», la chiama senza usare mezzi termini Ignazio La Russa. Un modo per dire: dopo facciamo i conti. Il coro è praticamente unanime: «Non si possono presentare le liste all'ultimo momento. Ma questo lo vedremo in seguito, ora pensiamo all'ammissione». Il premier da Arcore ha mantenuto il filo diretto telefonico con la Capitale: «È arrabbiato - racconta chi c'ha parlato -. È come dire, rischiare di far perdere la Polverini a tavolino». Non ha fatti commenti pubblici, ha preferito far parlare i suoi uomini. Almeno per ora. Ha sentito i coordinatori del partito, e i responsabili legali di via dell'Umiltà. Dentro il Pdl, poco si sta pensando in queste ore ai due "colpevoli", anche se la rabbia è tanta. Non c'è tempo, bisogna pensare al da farsi. Berlusconi ha chiesto di fare tutto il possibile, «a Roma siamo il primo partito, con il 42%». Oggi, spiega il responsabile dell'ufficio elettorale del Pdl Ignazio Abrignani «presenteremo un altro ricorso all'Ufficio centrale regionale presso la Corte d'Appello», e già mercoledì dovrebbe arrivare una risposta. Le tappe successive, in caso di eventuali ulteriori no, «sarebbero il Tar e il Consiglio di Stato». Il Cavaliere è rimasto tutto il giorno ad Arcore, per poi recarsi in serata a Villa Gernetto, la villa settecentesca a Lesmo, in Brianza, recentemente ristrutturata. L'occasione, una cena con alcuni imprenditori e un gruppo di intellettuali legati al centrodestra. C'erano pure alcuni ministri: Gelmini, Brambilla, Sacconi e Fazio. A preoccupare Berlusconi è anche la ricaduta che la vicenda Lazio potrà avere sull'immagine di tutta la campagna elettorale. È presto per parlare di resa di conti anche se, una volta che si avrà la decisione del Tar del Lazio sull'ammissione o meno della lista del Pdl, sarà inevitabile la ricerca delle responsabilità interne. C'è da dire che in tutto il centrodestra c'è forte imbarazzo. Per dirla con Gianfranco Rotondi: «Io ne ho piene le tasche di fare il parente povero in questa banda di incapaci». Il premier rientrerà questa mattina a Roma per presiedere il Consiglio dei ministri. Unico appuntamento pubblico della settimana, quello di domani, ad un convegno organizzato dalla Uil. L'intenzione del Cavaliere è però quella di buttarsi a capo fitto nella vicenda delle liste, anche se per ora evita di sbilanciarsi nei giudizi. Intanto, c'è il ricorso di questa mattina, presentato all'ufficio elettorale regionale presso la Corte d'Appello. Se dovesse andare male, si passerà alla fase successivi. Compresa una manifestazione in piazza che il Pdl ha convocato per il 4 marzo. «Qualcuno ci dovrà spiegare per quale motivo al Pdl è stato impedito di presentare la lista», attacca Abrignani. «Stiamo valutando se esistono azioni penalmente rilevanti».