Un altro figlio dell'ex pm nella cricca
Oltread aver emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, ha ipotizzato anche un reato ancor più pesante: associazione per delinquere nei confronti di Diego Anemone, Angelo Balducci e Fabio De Santis. È stato il gip di Perugia, Paolo Micheli, ad aver scritto altre 178 pagine nelle quali riporta gran parte dell'impianto accusatorio dei collegi di Firenze, che indagano sul presunto giro di appalti pilotati per i grandi eventi. E nelle quali, oltre a riportare le accuse messe nere su bianco dai magistrati toscani, ha fatto emergere nel provvedimento restrittivo anche la figura del secondo figlio del procuratore aggiunto della Capitale Achille Toro, accusato di aver diffuso alla «cricca» notizie riguardandi i procedimenti penali in corso nei loro confronti. Nella precedente ordinanza era finito il nome di Camillo Toro, anche lui iscritto sul registro degli indagati. E ora spunta quello di Stefano Toro, inserito nella ricostruzione dei pm sulle presunte informazioni fornite dal fratello all'avvocato Edgardo Azzopardi, che a sua volta era in contatto con gli imprenditori finiti in carcere o sul «modello 21», il registro degli indagati. Nell'ordinanza il gip riporta una conversazione tra l'avvocato Azzopardi e Stefano Toro del 25 novembre 2009: «Allora ...ascolta bene ...mi dicono che tu stai facendo un sacco di lavoro e stai lavorando molto bene ...e sono contento ...non avevo dubbi ...mi dicono che a Firenze ...già puoi fatturare il 70% ...e mi dicono che sul resto ...fattura ...comincia a fatturare il 50%». Il giudice spiega che «subito dopo, nella stessa mattinata, Azzopardi chiede all'ingegnere Mauro Della Giovampaola (anche lui chiuso in carcere ndr.) un numero di fax dove potergli far avere "quei pezzi di carta", e la polizia giudiziaria evince che i documenti in questione debbono essere le fatture appena accennate e che le indicazioni sul buon esito dell'attività di Stefano Toro provenivano dall'indagato Della Giovampaola, verosimilmente nella qualità di coordinatore della "Unità tecnica di missione" di via della Ferratella», dove ha sede il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo. Nel provvedimento restrittivo del gip di Perugia, che ieri ha stabilito la competenza dell'inchiesta alla procura umbra, viene sottolineato che l'imprenditore Diego Anemone «è il privato maggiormente nelle grazie di Angelo Balducci, ma non certo l'unico». Secondo il gip l'imprenditore «è l'emblema di quel che era (e verosimilmente è ancora) necessario fare per arrivare a spartirsi la torta» in occasione di un grande evento come quelli al centro dell'indagine. E solo chi «sputava sangue» poteva rientrare a far parte della «cricca». Intanto, tutti i destinatari della nuova ordinanza saranno nuovamente sottoposti a interrogatorio di garanzia da parte del gip perugino. E anche in questo provvedimento, il gip spiega che era un metodo consolidato «remunerare le persone con prestazioni sessuali», come ad esempio Fabio De Santis e Mauro della Giovampaola, da parte, tra l'altro, del titolare del Salaria Sporting club. Accuse che Di Giovampaola, però, ha sempre definito «battute goliardiche le conversazioni telefoniche su tali argomenti».