Pasticciaccio Pdl, la lista resta fuori dal Tribunale

Il Pdl rischia seriamente di non partecipare alle prossime elezioni per il Consiglio regionale del Lazio. Almeno nel collegio di Roma e provincia. Il motivo è la mancata consegna della documentazione delle liste elettorali in Tribunale. Un pasticcio da dilettanti che ora rischia di compromettere la campagna elettorale della Polverini. Più che di un’irregolarità, a ben guardare, si dovrebbe parlare però di un «papocchio», un episodio talmente grottesco da passare per comico, se non fosse per lo strascico di polemiche che s’è tirato appresso e per le conseguenze, gravissime, che potrebbe comportare. Questi i fatti. Alle 12 di ieri, termine ultimo per la consegna della documentazione per l’ammissione delle liste, quella del Pdl non era stata ancora presentata. Il presentatore di lista Alfredo Milioni, presidente Pdl del XIX Municipio della Capitale, non avrebbe consegnato in tempo le firme a sostegno, tentando poi di rimediare cercando di consegnare parte della documentazione necessaria fuori tempo massimo, scatenando così le ire dei colleghi degli altri partiti. Alcuni di loro - Psi e Radicali - per impedire a Milioni di accedere all’ufficio elettorale, si sono sdraiati in terra, con poliziotti e carabinieri, di conseguenza, schierati davanti alla porta. Inevitabili momenti di tensione. Alla fine tutti fuori, documentazione compresa, che è rimasta nel corridoio senza essere consegnata. I legali del Pdl hanno già presentato ricorso all’ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Roma per sostenere la regolarità della procedura e ottenere l’ammissione della lista, regolarmente iscritta in tutte le altre province del Lazio. La decisione del Tribunale è attesa oggi intorno a mezzogiorno. Nel ricorso il Pdl parla di «contrattempo», ma a generare il ritardo potrebbe essere stato un acceso diverbio nato nel corridoio della palazzina A del Palazzo di Giustizia, proprio sulla composizione della lista. Una teoria respinta al mittente dal vicesegretario regionale Alfredo Pallone, accorso a piazzale Clodio insieme al coordinatore romano Gianni Sammarco: «Ho capito l’incidente che è accaduto. I presentatori della lista hanno lasciato le firme con tutti i documenti nell’area dove era consentito rimanere, ma nessuno aveva definito chiaramente i limiti dell’area. L’accettazione delle candidature non è stata cambiata. È stata solo una grande superficialità formale ma non sostanziale». Anche Alfredo Milioni, responsabile della consegna delle liste del Pdl, ha raccontato la sua versione dei fatti: «In mattinata abbiamo dato una mano per assemblare la documentazione. Siamo arrivati alle 11.40 per metterci in fila a depositare e c’era Dario Di Francesco che può testimoniare a mio favore». In ogni caso la leggerezza rimane: non si poteva arrivare prima e fare tutto con maggiore calma? C’era bisogno di uscire, lasciando nel corridoio del Tribunale le sole firme? «Un banale disguido», ha ribadito il Pdl, precisando: «Il faldone delle firme è stato portato fisicamente all’ufficio elettorale prima delle 12. Milioni si è allontanato portando con sé i fogli con l’accettazione delle candidature, ma, al momento di rientrare, è stato bloccato dai rappresentanti di altre liste». Circostanza, quest’ultima, confermata da Atlantide Di Tommaso, segretario romano del Psi: «Il responsabile del Pdl ha tentato di entrare nell’Ufficio elettorale alle 12.45, a tempo abbondantemente scaduto». Fatto sta che ad oggi il Pdl non è iscritto alle elezioni nel collegio di Roma e provincia. Il responsabile del settore elettorale Ignazio Abrignani si è detto comunque ottimista: «I nostri delegati erano in Tribunale mezz’ora prima della scadenza del termine. Non ci sono motivi per escluderci». E il coordinatore regionale Vincenzo Piso ha rincarato la dose: «È ridicolo pensare di escludere il più grande partito italiano per una supposta violazione dell’orario». Per Gasparri «il Pdl è vittima di prepotenze», mentre Fini ha fatto spallucce: «Non sono preoccupato, anche perché non saprei cosa fare». Gelo dal Campidoglio, dove l’ambiente è tutt’altro che sereno e nel clan Polverini: la candidata governatrice (comunque iscritta alle elezioni, così come la lista civica a lei collegata) si è detta «molto meravigliata». Anche perché «la superficialità formale» rischia ora di travolgere il Pdl nel Lazio e di compromettere la campagna elettorale. Da fonti interne a piazzale Clodio, infatti, è trapelato che nel verbale dei carabinieri risulta chiarissima l’assenza di qualsiasi esponente o delegato del Pdl all’interno dell’Ufficio elettorale del Tribunale a mezzogiorno di ieri. La presenza delle firme è stata sì riscontrata, ma non non significherebbe alcunché ai fini della regolarità della presentazione delle liste. Tradotto: secondo i ben informati di piazzale Clodio è molto difficile che oggi il ricorso del Pdl verrà accolto. E anche i vertici nazionali non si farebbero grosse illusioni e sarebbero già pronti il ricorso al Tar e, successivamente, al Consiglio di Stato. Che pasticcio.