Cura dimagrante per i ministeriali
LoStato si mette ulteriormente a dieta. Con un nuovo taglio di impiegati pubblici, tra il 7 e il 15% a seconda dei casi, arrivato in extremis con il decreto Milleproroghe, la legge di fine anno che consente la sopravvivenza di norme in scadenza. E che con una serie di articoli proroga nel 2010 la sforbiciata a dirigenti e lavoratori già effettuata nel 2009. A tremare sarà in particolare la Presidenza del consiglio dei ministri, che dovrà rinunciare al 7% dei dirigenti generali e al 15% di quelli di livello più basso. Ma la tagliola toccherà le amministrazioni di ogni tipo, anche quelle ad ordinamento autonomo, la agenzie incluse quelle fiscali e gli enti pubblici non economici. Le stesse che già lo scorso anno hanno sopportato un abbattimento dei posti. E nelle quali nel 2010 i dirigenti non generali dovranno essere ulteriormente ridotti del 10% mentre della stessa percentuale dovranno essere abbassate le spese dell'organico rimasto dopo la tagliola. Non si tratta di espulsioni effettive, non sarà cioè mandato via nessuno con cassa integrazioni e licenziamenti. L'operazione prevista è quella di ridurre numericamente le piante organiche, e cioè il numero di caselle lavorative che spettano a ogni ente pubblico, un dimagrimento sulla carta che avrà come effetto finale il blocco delle assunzioni ogni volta che uno statale arriva alla pensione. Secondo i calcoli dei sindacati i 180 mila posti presenti nei soli ministeri a inizio 2006 diventeranno, alla fine dei quest'anno circa 135 mila. E questo solo nelle amministrazioni centrali. In realtà il meccanismo è esteso a tutte quello dello Stato anche ad ordinamento autonomo e agli enti pubblici non economici. Una dieta che arriva da da lontano. Nel 2006 la prima sforbiciata tagliò un 5% dei posti. Ma è nella manovra del 2008 che la mannaia chiesta dal ministero dell'Economia agisce con una certa pesantezza nell'anno a venire. Ora il meccanismo sarà esteso anche quest'anno. Il processo, paradossalmente, colpirà meno la presidenza del consiglio. Palazzo Chigi si avvale da tempo di molti dirigenti in cosiddetto comando, e cioè prestati, da altre amministrazioni. Per rispettare la norma basterà non rinnovare a scadenza il prestito delle risorse umane. Diversa la situazione per le altre amministrazioni. Gli uffici, secondo i principali sindacati, continueranno a essere sguarniti. E soprattutto il personale in uscita per la pensione non sarà sostituito dai giovani. Fin qui l'efficienza economica motiverebbe la tagliola. Il problema sono le consulenze che come detto dalla Corte dei Conti del Lazio qualche giorno fa continuano ad aumentare. Un ricorso agli incarichi che maschera, secondo i magistrati, indebite assunzioni.