Tele nazifasciste e d'autore, sigilli ai tesori di Morkbel
In casa ritratti e foto di Hitler, la testa di Mussolini, lusso e tante, tante opere d'arte. E altre quattromila imballate e stipate in un locale in un'altra parte di Roma. Sono i pezzi di pregio che aveva Gennaro Mokbel. Lui è l'uomo finito nella megatruffa che avrebbero orchestrato Fastweb e Telecom Italia Sparkle, accusato dalla magistratura capitolina di essere stato il gran burattinaio del parlamentare Pdl Nicola Paolo Di Girolamo, legato a estrema destra, 'ndrangheta e mala romana. Nei giorni scorsi, quando i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale sono andati a prenderlo lui non se l'aspettava: né di vederli alla porta di casa, né di lasciare quella ricchezza in cornice, i suoi "avi" politici. Tant'è che il «freddo e spregiudicato» Mokbel, come appare dalle intercettazioni con il «portiere» senatore Di Girolamo, ha collassato e per qualche ora è finito al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito per qualche controllo medico. Il primo tesoro nazifascista è stato fotografato e sequestrato dal Ros il giorno dell'arresto di Mokbel e della perquisizione domiciliare, in via Cortina d'Ampezzo. L'abitazione sembra quella di un gerarca afflitto da una perenne crisi di nostalgia, idolatra del suo Fuhrer e del Duce e "drogato del bello", che nel suo caso potrebbe avere tre diverse definizioni: collezionista, grande mercante d'arte o riciclatore stellare di soldi sporchi con le tele d'autore. L'altra notte, sempre il Raggruppamento operativo ha trovato l'altro tesoro nella galleria «Italarte», in via Bevagna 5, in zona Collina Fleming, di proprietà di Mokbel. I militari si sono trovati davanti a circa quattromila pezzi imballati: dipinti, serigrafie, litografie e decine di sculture di autori come De Chirico, Capogrossi, Tamburri, Schifano, Borghese, Palma, Clerici e Messina. Opere che sembrerebbero di gran pregio nelle quali la presunta associazione per delinquere reimpiegava parte degli enormi cespiti illegalmente acquisiti. I Ros hanno richiesto l'intervento dei militari della Tutela del patrimonio culturale, sezione «Arte moderna»: hanno visto, controllato alcune confezioni e rinviato l'esame della merce. L'ingresso poi è stato sigillato e posto sotto sequestro. A via Bevagna i coniugi Mokbel-Ricci hanno un'altra proprietà, al civico 15. Mokbel aveva gusto anche nella scelta dei quartieri dove stabilire i suoi affari e le sue passioni.