Senato, la sveglia di Schifani
E ora si muove Schifani. Il presidente del Senato prende carta e penna e scrive al presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, Marco Follini, e lo invita «a riprendere sollecitamente l'esame della questione relativa alla contestazione e alla proposta di annullamento» dell'elezione di Nicola Di Girolamo «affinché della questione stessa possa essere investita l'Assemblea già nel corso della prossima settimana». Il numero uno di Palazzo Madama dunque prende l'iniziativa e chiede di non perdere altro tempo. Di procedere immediatamente sul caso Di Girolamo. Più avanti, in una dichiarazione, aggiunge che «alcuni dei fatti» segnalati dai magistrati sembrano «riguardare la stessa elezione del senatore». Per questo «è possibile che la richiesta di autorizzazione contenga dei nuovi e rilevanti elementi, tali da inquadrare in una prospettiva diversa l'intera vicenda dell'elezione del senatore Di Girolamo». Insomma, il quadro della questione è ben cambiato ed è tale da indicare la necessità che l'Aula ritorni sulla questione della decadenza. Oggi l'ufficio di presidenza della giunta metterà all'ordine del giorno la questione e potrebbe decidere già martedì prossimo, quando sarà ascoltato Di Girolamo. Ma Schifani si spinge anche oltre. E avverte che comunque mercoledì se ne occuperà l'Aula. Il senso politico della giornata è tutto qui. Per mesi il Senato ha nicchiato sulla posizione del senatore eletto all'estero nelle file del Pdl e ora accusato di far parte di una banda di riciclatori e di avere rapporti con la 'ndrangheta. Le nuove carte arrivate sul suo conto hanno allarmato non poco l'intero stato maggiore del Pdl. Che ora ha deciso di accelerare. Non ha ancora scelto come: farlo decadere da senatore o dare l'ok all'arresto. Anche se gli effetti potrebbero essere gli stessi, per Di Girolamo si aprirebbero le porte del carcere. Sull'intera vicenda è intervenuto anche Gianfranco Fini, il cui nome spunta in una intercettazione del 16 aprile 2008, pochi giorni dopo il voto. In una nota del portavoce del presidente della Camera si legge: «In relazione ad alcune frasi intercettate e oggi pubblicate su alcuni quotidiani, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, esclude in modo categorico di aver direttamente, o tramite la propria segreteria, o terzi, telefonato al senatore Di Girolamo, ed esclude altresì di averlo "convocato" nei propri uffici o altrove per incontri o riunioni». Fini ha poi spiegato che lui è per l'arresto di Di Girolamo che pure era stato candidato nelle liste del Pdl in quota An come Il Tempo ha spiegato ieri.