E ora Silvio pensa a vincere nell'urna

Una giornata trascorsa tra l'attesa per la sentenza della Cassazione sul caso Mills, i nodi da sciogliere per le Regionali, e il lavoro con Alfano e Ghedini sul ddl anti-corruzione che arriverà in Consiglio dei ministri lunedì prossimo. Il tutto con un orecchio teso alle dichiarazioni del co-fondatore Gianfranco Fini, a pochi metri di distanza da casa sua. Il Cavaliere resta chiuso nelle stanze di Palazzo Grazioli a lavorare. A tarda sera, quando arriva la sentenza della Suprema Corte che prescrive il reato di corruzione dell'avvocato Mills, il premier tira un sospiro di sollievo. A conferma, spiega ai suoi fedelissimi, di aver a buon diritto parlato per anni di una persecuzione giudiziaria nei suoi confronti.   E comunque, per il Cavaliere, si tratta di una soddisfazione a metà, perché ripete a questo punto non si doveva proprio arrivare, visto che non è stato commesso alcun reato. «Uno schiaffo ai giudici di Milano, è la loro sconfitta». Certo, Silvio Berlusconi è convinto che «non è stato commesso alcun reato» e per questo - spiegano i suoi collaboratori - «non aveva bisogno di esultare» per la sentenza della Cassazione su Mills. La decisione della Corte di Cassazione arriva dopo circa quattro ore di camera di consiglio e dopo che lo stesso procuratore generale aveva chiesto, appunto, la prescrizione. Annullata quindi senza rinvio per intervenuta prescrizione del reato la condanna a 4 anni e 6 mesi dell'avvocato inglese, condannato in secondo grado per corruzione in atti giudiziari in concorso con Berlusconi. Il reato, in sostanza è stato consumato (tanto che la stessa corte ha condannato Mills a risarcire alla presidenza del Consiglio 250mila euro per il danno di immagine) ma la condanna non può essere comminata. Motivo? L'atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Quindi, va prescritto. A questo punto, la domanda è: cosa cambia per il presidente del Consiglio? Uno dei suoi legali, Piero Longo, prima chiarisce che si tratta di una sentenza che riguarda solo Mills e poi chiosa «ci vediamo sabato». Già perché domani riprenderà a Milano, in tribunale, il processo "gemello" nel quale è imputato il Cavaliere sempre in relazione alla falsa testimonianza resa da Mills nei processi All Iberian e tangenti alla guardia di Finanza. Per il presidente del Consiglio l'orologio della prescrizione si è fermato più volte, in particolare in occasione del Lodo Alfano, quando la sua posizione, stralciata da quella dell'avvocato inglese, rimase "congelata" circa un anno in attesa che la Corte Costituzionale si pronunciasse sulla legittimità del Lodo che sospendeva i giudizi per le più alte cariche dello Stato. Per il leader del Pdl, quindi, i termini di prescrizione scadranno più o meno nei primi mesi del 2011, settimana più, settimana meno. Si diceva, la partita regionali, su cui Berlusconi si è buttato a capo fitto. Ieri ha continuato a fare correzioni su correzioni agli elenchi, ribadendo a tutti l'input di prediligere i giovani, e costringendo di fatto i coordinatori a rimettere mano alle liste più volte. Chiuso il tanto conteso listino del Lazio, aperta a questo punto solo la Campania, su cui si è lavorato a lungo ancora ieri, con il ministro Carfagna a Palazzo Grazioli in mattinata, con i coordinatori locali riuniti nella sede del Pdl nel pomeriggio, e una lunga telefonata, in serata, tra Verdini e il presidente del Consiglio. Nel frattempo, continua la chiamata alle armi di Berlusconi verso il popolo di centrodestra. Stavolta lo fa con una lettera inviata a tutti i militanti e i sostenitori del Pdl, affinché diventino «Promotori della Libertà» ed entrino «nell'esercito del bene contro il male», andando oltre la semplice iscrizione e scendendo in campo in vista del voto. Mi vogliono dare la spallata, credono di farmi saltare ma io non lo consentirò - ragiona Berlusconi con chi gli è molto vicino -. Dovranno capire che sono io ad avere in mano il partito e resto forte. Mi appellerò alla base, resto io il leader. Tra i timori del premier anche lo spettro di uno sgambetto al governo, per mettere in campo un esecutivo istituzionale con l'appoggio dei centristi. E questa sera il premier sarà a Torino per un comizio elettorale. Un discorso che il Cavaliere farà al Lingotto: si preannunciano già sorprese.