Bernabè rassicura, la Borsa non gli crede

La Borsa sembra averne abbastanza di Telecom Italia. L'ultima tegola, l'ennesima, caduta sull'ex monopolista, e cioè il possibile coinvolgimento della controllata Sparkle nel riciclaggio di denaro porta il titolo giù, a fine giornata, del 3%, dopo aver lasciato per strada anche il 5%. Le rassicurazioni dell'ad Franco Bernabè, il rinvio prudenziale del bilancio al prossimo cda del 25 marzo e dell'assemblea degli azionisti al 29 aprile, non sono bastate. Gli azionisti, quelli grandi così come i piccoli, con i secondi che hanno visto nel corso degli ultimi anni falcidiare il valore del loro investimento, sull'onda emotiva dello scandalo hanno mandato un segnale a senso unico a Piazza Affari: vendere. E a poco è valso l fatto che il consiglio di amministrazione esaminando i risultati preliminari e l'ad Franco Bernabè, e presentandoli alla comunità finanziaria li abbia definiti «molto soddisfacenti». Sono stati raggiunti gli obiettivi di profittabilità e il gruppo «guarda al 2010 con maggiore serenità». E non ultimo non farà mancare il sostegno alla controllata Telecom Italia Media impegnandosi a sottoscrivere l'aumento di capitale varato ieri. In Borsa i conti in linea con le attese degli analisti (margine operativo lordo organico a 11,3 miliardi, ricavi organici a 27,2 miliardi, indebitamento netto rettificato a circa 34 miliardi) non sono bastati e il titolo ha lasciato sul terreno il 3,12% a 1,056 euro. Una perdita di capitalizzazione di circa 1,2 miliardi di euro. Eppure Bernabè ha assicurato che la posizione di Telecom «è protetta» e da parte sua Standard & Poor's afferma che rating e outlook restano invariati. I piccoli azionisti non ci stanno. L'Asati, l'associazione che li rappresenta ha puntato il dito proprio sui «danni provocati» dal rinvio dell'approvazione del bilancio 2009 e del piano industriale e chiesto «immediatamente un'azione di responsabilità verso i top manager delle gestioni precedenti». Il cda non ha preso nessuna decisione ma, conferma in una nota, intende «verificare puntualmente e senza indugio responsabilità per vicende e fatti del passato». La mina Sparkle (300 milioni di euro di sequestro preventivo e il rischio del commissariamento) ha portato anche allo slittamento dell'approvazione del piano 2010-2012 ma Bernabè ha anticipato che Telecom mantiene «un impegno forte nella generazione di free cash flow e il must (il dovere ndr) resta stabilizzare l'Ebitda».   Inoltre il piano di riduzione dei dipendenti ha raggiunto con l'uscita di 5.700 il 65% del target previsto nel triennio e gli effetti «si vedranno nel 2010». Ogni altra risposta, in primis sul dividendo, potrà essere data solo a fine marzo ma l'ad si dice «abbastanza ottimista. È stato un anno difficile ma ora ci consideriamo pronti per le sfide dei prossimi anni» ha rassicurato. In molti lo sperano veramente.