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Silvio teme l'astensionismo "La gente si disaffeziona"

Silvio Berlusconi

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Limature, selezioni, aggiunte, cancellazioni. Il lavoro sulle liste per le Regionali si sta trasformando in un'impresa davvero complicata. Per non parlare poi, del dossier astensionismo, sul tavolo del premier proprio in questi giorni. Un pericolo, quello dell'astensione alle urne, causato secondo Berlusconi dalle ultime vicende giudiziarie, con i magistrati che di fatto stanno conducendo la campagna elettorale. Da qui il desiderio del premier di dare una sterzata. Come? Per esempio, spendendosi in prima persona. Nessun bagno di folla o comizi in piazza alla vecchia maniera (proibiti ora dalla sicurezza). Ma sicuramente qualche tour elettorale nelle pricipali città coinvolte dal voto. E poi, una vera e propria "chiamata alle armi" di tutto il popolo di centrodestra: comincerà a farlo già questa sera alla cena con tutti i deputati del suo partito. Chi ha parlato con il Cavaliere in questi giorni, spiega che il suo timore non è certo quello di una rimonta del centrosinistra, «la sua condizione è visibile a tutti». Il timore è per lo più quello di una disaffezione degli italiani dalla politica, post vicende giudiziarie. Raccontano che sulla sua scrivania ad Arcore abbia dei sondaggi allarmanti: se si votasse ora non andrebbe neanche il 60% degli aventi diritto, è la tesi del Capo del governo. «Un voto non contro il Pdl ma contro il sistema, contro la politica». Nei report del Cavaliere c'è una quota di indecisi - il 25% - che destinerà la vittoria in un senso o nell'altro. E allora Berlusconi, volente o nolente, ha deciso di spendersi in prima persona sul territorio. Torino venerdì prossimo, Napoli la prossima settimana, e non saranno le sole. Si diceva le liste: i coordinatori del Pdl sono a lavoro tra riunioni fiume, e incontri con i vari rappresentanti locali, ma la matassa continua ad essere ingarbugliata. Con il risultato di avere, ad oggi, solo due liste chiuse: Veneto e Puglia. In dirittura di arrivo anche Lombardia. Inoltre, tutto quello che sta succedendo a livello giudiziario, con l'ultima, colossale frode fiscale scoperchiata dalla magistratura, che vede coinvolti oltre ai vertici di Fastweb e di Telecom, anche un senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, rende sempre più urgente agli occhi di Berlusconi l'operazione «liste pulite» e il varo da parte del governo del ddl anticorruzione. Quest'ultimo dovrebbe essere approvato in settimana dal Consiglio dei ministri, nello scetticismo dell'opposizione, e conterrà un giro di vite significativo di pene e misure preventive. Ma è chiaro che, alla vigilia di un'importante tornata elettorale, è la trasparenza dei candidati il segnale decisivo da trasmettere all'opinione pubblica. Su questo punto oggi il presidente del Senato, Renato Schifani, ha auspicato che i partiti facciano scelte rigorose rifiutando chi ha condanne in primo grado. Così come, ha fatto sapere Ignazio La Russa, il limite a cui pensa il Pdl per la candidabilità o meno dei suoi esponenti è il rinvio a giudizio, provvedimento giudiziario che condurrebbe automaticamente all'esclusione dalle liste. Di fatto però, la partita è più complicata del previsto. E veniamo alle liste. Ieri pomeriggio in via dell'Umiltà c'è stato un via vai di persone: l'ultima riunione, forse la più complicata, sul caso Campania, con il coordinatore regionale Nicola Cosentino chiuso per quasi due ore con Denis Verdini e Ignazio La Russa. Alla fine tutti soddisfatti, pare. Confermato tra i candidati il papà di Noemi Letizia, così come l'assistente di Verdini Luciana Scalzi. C'è poi il Lazio, uno dei nodi più difficili da sciogliere: ieri sera tardi, si è svolto un incontro con i responsabili del partito romano proprio con l'obiettivo di trovare la quadra. Troppi ancora i nomi in corsa, pochi (tra Pdl e Udc) i posti a disposizione.  

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