Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Scaglia: torno in Italia, non ho paura

default_image

  • a
  • a
  • a

All'indomani della maxi-operazione sul riciclaggio di denaro che ruota intorno a operazioni eseguite da Fastweb e da Telecom Italia Sparkle sono iniziati ieri i primi interrogatori di garanzia nel carcere romano di Regina Coeli. Quindi le persone ascoltate e, quasi tutte si sono avvalse della facoltà di non rispondere alle domande del Gip, Aldo Morgigni. In particolare hanno tenuto la bocca cucita Augusto Murri, uno degli uomini chiave di questa inchiesta, e Gennaro Mokbel, ritenuto dagli inquirenti il perno dell'organizzazione e uno degli artefici dell'elezione del senatore Pdl, Nicola Di Girolamo, nel collegio estero. E riguardo proprio la posizione del parlamentare, nei confronti del quale la procura di Roma ha chiesto l'arresto, la magistratura intende accertare se abbia goduto anche di una sorta di copertura politica dopo l'avvio di un procedimento nei suoi confronti nel 2008 sulla regolarità della sua elezione». Nell'inchiesta però ci sono anche quelli che hanno voglia di parlare. Uno di questi è il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia, che ha annunciato di tornare in Italia domani: «Desidero parlare al più presto con i magistrati per poter rispondere dei fatti che mi sono stati attribuiti. Sono tranquillo sulla correttezza del mio operato e della società da me amministrata». Altrettanta tranquillità la dimostra Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb ritenuto complice di quella che il Gip Morgigni ha definito: «Una delle frodi più colossali mai viste in Italia». L'ad non ha perso tempo e ha subito difeso la società: «Fastweb non ha mai commesso alcuna azione criminale, non ha fondi neri, non ha mai fatto frodi fiscali». E come Scaglia spiega: «Ho dato la mia disponibilità totale ad essere sentito dai giudici in qualsiasi momento». A rispondere alle interrogazioni del Gip invece c'è il commercialista Fabrizio Rubini, il quale ha parlato di somme rilevanti versate in favore del senatore Di Girolamo, ed il maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola, già in servizio presso il comando di tutela della finanza pubblica, il quale ha respinto l'accusa di aver agevolato il rientro dall'estero di un milione e mezzo di euro dell'organizzazione criminale. Ale. Ber.

Dai blog