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Quelle affinità elettive tra Montezemolo e Fini

Il presidente della Luiss e della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, con il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia

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Che si tratti di un'intensa liaison o una semplice convergenza di idee, poco importa. Quello che è interessante e che tra Luca Cordero di Montezemolo e Gianfranco Fini si sta creando un sodalizio sempre più forte. La pensano allo stesso modo su molte cose e non si capisce se sia il primo a rincorrere il secondo oppure viceversa dato che per alcune questioni Montezemolo dà il la e Fini continua, mentre in altre, accade l'esatto contrario. E così, la necessità di riforme istituzionali, l'arginare il malaffare e la corruzione, l'incentivare il ricambio della classe politica e il rivendicare la possibilità di dire liberamente ciò che si vuole, diventano i temi principali per dimostrare alla politica come il presidente della Fiat (oltre che della Luiss) e quello della Camera, la pensino allo stesso modo. Così, proprio partendo dal tema delle riforme, si capisce l'affinità tra i due uomini. Lunedì era stato Fini, intervenendo a Pietrasanta di Lucca ad auspicare l'apertura di un confronto su riforme condivise dopo il voto per le Regionali. Ieri invece è toccato a Montezemolo, durante il convegno sul Trattato di Lisbona per l'inaugurazione della «School of Government» della Luiss, a rincarare la dose: «La politica ha la precisa responsabilità di non aver introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato». L'ex presidente di Confindustria parla a briglia sciolte, dice quello che pensa e non si fa scrupolo ad addossare ai partiti e alla loro negligenza in campo di riforme, se oggi «la lotta alla corruzione è diventata un'impresa titanica». Corruzione, quello stesso problema sollevato da Fini il giorno prima. E anche nella strategia per arginare il malaffare i due sono tornati ad invocare riforme: il presidente della Camera proponeva infatti di vietare le candidature alle elezioni per cinque anni ai condannati che hanno commesso reati contro la pubblica amministrazione mentre per Montezemolo il malaffare si può risolvere solamente con una riforma dello Stato e delle istituzioni. E spiega: «Fin tanto che l'azione dello Stato non sarà resa più efficiente e trasparente e fin tanto che il cittadino non avrà la possibilità di poter contare su una pubblica amministrazione pienamente funzionante e responsabile, le occasioni per il malaffare si sprecano». E, in questo caso, è Fini ad andare avanti. E lo fa parlando agli studenti della Fondazione Rui: «Si parla tanto in questo periodo di trasparenza nella pubblica amministrazione e di legalità, ma si deve considerare che oggi chi si avvicina alla politica non lo fa con il senso della missione ma lo fa come se la politica fosse una carriera». Un attacco alla pubblica amministrazione che, assieme alle critiche riservate alle mancate riforme, apre un pepato botta e risposta tra Montezemolo e il ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta che tuona: «La riforma della pubblica amministrazione è già stata fatta. Forse Montezemolo, che è impegnato a lavorare nelle sue aziende, non è stato informato. Gliene manderò una copia». Secca la replica del presidente di Fiat: «Non si deve sempre vedere nelle opinioni diverse, specie se costruttive, un avversario o una polemica. Mai come ora abbiamo bisogno di unità d'intenti. Si prenda atto delle idee diverse senza demonizzare chi le ha». Ma Brunetta è di parola e nel pomeriggio spedisce all'imprenditore una "corposa" e-mail con la riforma già varata. Intanto però Montezemolo si è tolto un altro sassolino dalle scarpe: ha difeso il diritto di poter parlare liberamente. E Fini che fa? Rincara la dose: «Intervengo nel dibattito politico in base ai miei convincimenti in assoluta libertà. Cerco di fare al meglio quello che sono stato chiamato a fare e quando vengo contestato in modo civile da destra e da sinistra, e mi capita spesso, sta a significare che forse sto facendo in modo dignitoso il mio ruolo di arbitro». Così, da una parte c'è l'istituzionale Fini, dall'altra il potente Montezemolo e nel mezzo tre indizi che costruiscono la prova che, tra i due, ci sia qualcosa in più di un semplice sodalizio: la pensano allo stesso modo, sono nati entrambi a Bologna e, guarda caso, hanno creato rispettivamente due fondazioni "Farefuturo" e "Italia Futura" che, anche nel nome, sottolineano l'intento comune di guardare al domani. Eppure chi li conosce entrambi sostiene: «Tra loro solo una solida amicizia. Niente altro».  

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