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Il fondatore di Flashnet la mente dei fondi neri

Un frame del video dei Ros, mostra un momento del blitz sul maxi riciclaggio di denaro sporco

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Un fondo nero da 370 milioni di euro. Che Fastweb e Telecom Italia Sparkle avrebbero costruito dichiarando costi inventati e servizi mai offerti. A proporre questo fantasma affare sarebbe stato Carlo Focarelli, fondatore di Flashnet, primo portale degli anni '90 per accedere a internet. Lo hanno scoperto il Gruppo investigativo antiricilaggio della Guardia di finanza e i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale. Partendo da due sospetti diversi. I primi avevano imboccato la pista investigativa del credito Iva che le due società incassavano dallo Stato per spese mai sostenute, scritte solo sulla carta. I secondi invece si erano messi sulle tracce dei soldi, del riciclaggio, del reinvestimento del denaro, arrivando sino alla campagna elettorale del senatore del Pdl Nicola Paolo Di Girolamo, che avrebbe goduto del sostegno decisivo della 'ndrangheta, e alla figura opaca di Gennaro Mokbel, con un passato vicino alla destra eversiva e a soggetti della vecchia banda della Magliana. Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, si è ritrovato sul tavolo le carte con gli stessi nomi e ha unificato le inchieste. A partire dal 2003, operazione dopo operazione, il gruzzolo è cresciuto a dismisura. La prima grande messinscena finanziaria si chiama «Phuncard». L'affare: vendere tessere telefoniche con le quali è possibile collegarsi a Internet per 45 minuti e visitare siti protetti, pagine hard, per esempio utilizzando il famigerato prefisso 899. Secondo gli investigatori, tutte le società che entrano in gioco, cioè i rispettivi amministratori, fanno parte del gioco, sono consapevoli di essere coautori di un raggiro fenomenale. L'idea di commercializzare le card (mai messe in commercio) si attribuisce alle società Lbb, Premier Global (entrambe con sede legale nel Regno Unito) e alla Fulcrum (negli Usa). Per accedere ai siti occorre pagare i diritti. La Telefox li acquista da una società panamense, la Soave (inesistente). Poi vengono venduti alla Wizard (altra invenzione) che a sua volta cede a Fastweb. Qust'ultima vende traffico telefonico, non diritti d'autore. Per cui nel 2003, proprio quando comincia l'operazione «Phuncard», amplia la sua ragione sociale. Sulla carta, in tutti questi passaggi di denaro, i soggetti che vendono e comprano "pagano" l'Iva. Tranne il primo soggetto, la Lbb, la quale intasca tutto il malloppo, non paga l'Iva e lo versa nelle casse della Soave. Quell'Iva non versata è il fondo nero: 200 milioni Lo stesso avviene con l'altra operazione, «Traffico telefonico», dal 2005 al 2007. In questo caso l'affare sulla carta è la vendiota di interconnessione di traffico internazionale. Lo offre la società britannica Acumen commercializza, acquista i diritti dalla Telefox international (l'ammministratore delegato è lo stesso dell'altra telefox), la Globe (prima con sede a Roma poi in Russia) acquistata i diritti dalla Broker panamense, che e poi lo cede a Telecom Italia Sparkle. Giro d'affari: 200 miliardi di euro. Utili conseguiti dalle due telefoniche: 95 milioni.  

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