Redtv, Max sconfitta
Redtv, la televisione voluta da Massimo D'Alema è a un passo dalla chiusura. Un fallimento personale, prima di tutto, per l'ex ministro degli Esteri, ma anche la prima vittima del taglio ai contributi pubblici agli organi di informazione politica. Nella stessa condizione ci sono 96 testate (comprese L'Unità e Il Secolo d'Italia) ma la tv via web è la prima ad annunciare che, senza quei soldi, non resta altro da fare che chiudere tutto. Se il decreto Milleproroghe, che contiene il taglio, non verrà modificato entro la prossima settimana, da lunedì primo marzo potrebbe partire la cassa integrazione per i 14 redattori. E, di lì a poco anche le trasmissioni potrebbero definitivamente cessare. Una vicenda in cui si intreccia una lettura politica e una più strettamente imprenditoriale. La prima porta direttamente a Massimo D'Alema e all'eterno duello con Walter Veltroni. L'ex sindaco di Roma il 14 ottobre del 2008 aprì la sua televisione, YouDemtv, una canale di approfondimento su tutto quello che ruotava attorno al Pd. Un «passo avanti» rispetto all'ex ministro degli Esteri che contava ancora solo sulla Fondazione Italianieuropei e sull'associazione Red (Riformisti e Democratici). Così, più o meno un mese dopo, a novembre, Massimo D'Alema rilevò una televisione, Nessuno Tv, trasformandola in Redtv. Pareggiando con il suo rivale. Le ambizioni erano tante, i nomi illustri anche, iniziando da Lucia Annunziata. La quale per qualche mese condusse un suo programma. Salvo poi sparire. Da quel momento, secondo il racconto che il vicedirettore Mario Adinolfi ha messo ieri sul suo blog per denunciare l'imminente chiusura del canale, la tv di Massimo D'Alema ha iniziato a «sprofondare» nel grigiore. Fino ad arrivare ai giorni attuali quando – raccontano le gole profonde del Pd – Baffino, vista la scomparsa (politica) del suo rivale Walter e visto che ormai con Pierluigi Bersani ha in mano proprio Youdemtv che è diventata l'emittente del partito, dell'altra televisione non sa più che farsene. E quindi non piangerebbe troppo per la sua chiusura. «Massimo D'Alema in questi giorni di difficoltà non si fa né sentire né vedere – ha scritto Mario Adinolfi sul blog – Forse potrebbe passare, dire una parola a un gruppo di ragazze e ragazzi (quattordici dipendenti, quattro contrattualizzati senza tutele, almeno venticinque tra collaboratori e tecnici) che finiranno in mezzo a una strada. Capisco che Veltroni non c'è più e dunque il giochino ha perso interesse, ma magari poteva dimostrarsi un po' più attaccato alla sua creatura e alle persone che l'hanno tenuta in piedi. Anche una dichiarazione pubblica, in queste settimane di lotta completamente mancata, dimostrerebbe che sa che il capitano non si defila dalla nave che affonda». Luciano Consoli, che di Redtv è il presidente, dà però della vicenda una lettura diversa. E soprattutto spiega che nessuno ha intenzione di chiudere. «Noi vogliamo resistere, resistere resistere. E convincere il governo a ritirare la norma che taglia i contributi. Perché quello è un provvedimento che punisce più i corretti dei corrotti. A noi la legge non imponeva di assumere neppure un praticante, eppure abbiamo preso 14 giornalisti. Invece ci sono testate che ricevono i soldi senza avere neppure un assunto». Resta però il fatto che se entro il 28 febbraio il Milleproroghe non sarà modificato Redtv chiuderà. «Certo dovremo avviare la cassa integrazione, abbiamo dei costi fissi che non possiamo abbattere. La programmazione andrà avanti ancora per un po', abbiamo materiale già pronto. Però, alla fine, non ci sarà alternativa alla chiusura. Ma io continuo a sperare in un ripensamento del governo, la difesa di quei contributi è trasversale a tutti i partiti». E il silenzio di D'Alema? «Lui si sta spendendo come tutti in Parlamento».