La moda è a Roma, vade retro Milano
La moda a Roma? Non c’è partita né competizione. A giocarsela ci sono Milano, New York, Parigi. Parola del patron del gruppo Tod’s, Diego Della Valle. Che, per carità, ribadisce: la capitale è una «città stupenda» ma se si parla di business, di leadership del sistema moda, allora le sfilate capitoline si ritrovano a fare la parte della Cenerentola. L'intervento del padrone della Fiorentina, ieri mattina a «La telefonata», la rubrica di Maurizio Belpietro all'interno di Mattino Cinque, non ha lasciato indifferente il mondo dell'alta moda romana. «Le nostre sfilate non sono un fatto solo cittadino - spiega il maestro Fausto Sarli, icona dell'haute couture - Noi esportiamo e vendiamo in tutto il mondo. Siamo sui giornali, sulle riviste specializzate, su internet. La manifestazione organizzata da AltaRoma sta crescendo, insieme con l'interesse internazionale. Certo va potenziata e incentivata ma qui non si organizza certo una semplice festa in famiglia. Bisogna fare forza comune, Roma deve continuare a essere il punto di riferimento per l'alta moda all'interno di un sistema moda Italia che comprende Milano per il pret a porter e Firenze per l'uomo». Ma la sinergia, Della Valle, la vede tutta e solo milanese. E se la prende ancora con gli stilisti che hanno stravolto il calendario delle sfilate meneghine (in passerella proprio questa settimana) per far piacere al potente direttore di Vogue America, Anne Wintour. La stessa Wintour alla quale Parigi ha risposto picche. Ed ecco allora Diego che tuona: «Non si può accettare che New York e Parigi restino forti indebolendo l'Italia (leggi Milano ndr), che è il vero leader della qualità mondiale della moda e non si può penalizzare rispetto alle altre grandi capitali delle sfilate». Ci va giù duro, il monzese Lorenzo Riva, altra colonna portante della nostra alta moda: «Della Valle non ha alcun titolo per parlare di haute couture. Io ho molta fiducia in quello che il sindaco Alemanno potrà fare per noi. D'altronde il compito non è facile. Molti atelier hanno chiuso e non c'è ricambio generazionale. A Parigi gli stilisti vengono aiutati con sovvenzioni statali che qui in Italia non esistono. E le scuole di moda non servono a nulla. Bisognerebbe organizzare un grande evento come Donna sotto le stelle: allora sì che i vari Armani, Versace, Valli e Tisci verrebbero a sfilare». Per Raffaella Curiel, che viene da Milano a sfilare le sue creazioni d'alta moda nella capitale, invece, il patron di Tod's non ha tutti i torti. «Effettivamente se si parla di business, l'haute couture non porta tanti soldi. Ma è così anche a Parigi, solo che in Francia fanno fronte comune. Noi non ci vogliamo bene. Ed essersi inginocchiati davanti alla Wintour non lo trovo giusto. Siamo i più bravi nel mondo ma troppo spesso al nostro lavoro non viene data la visibilità che merita. Se poi la nostra immagine deve essere la Clerici sul palco di Sanremo...». Antonellona, l'avrebbe vestita con ben altre mise, nonostante il record di ascolti, pure Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, che nei giorni scorsi aveva sparato a zero su quegli abiti tutti lustrini che poco avevano a che fare con l'eleganza italiana. «Sicuramente l'haute couture romana - dice Dominella - non sta passando uno dei suoi momenti più gloriosi, ma Roma potrebbe diventare una città leader per la promozione della moda e degli eventi speciali. È vero, manca un business forte vero e proprio, ma in alternativa a Milano, Parigi e New York la capitale può diventare la passerella privilegiata per i giovani di tutta Europa». La ricetta? «Serve maggiore attenzione e volontà da parte delle istituzioni, un progetto nuovo e forte di risorgimento della moda nella nostra città. A Roma purtroppo ci sono tanti galli a cantare ma nessuno abbastanza tecnico da comprendere veramente i problemi e le esigenze del nostro mondo. In fondo, almeno una volta nella vita, a tutti gli stilisti piacerebbe venire a sfilare nella Città Eterna ed essere consacrati qui. Se Roma riuscirà a dar vita a una manifestazione più forte e internazionale, nomi come Armani e Valentino rivedranno le loro posizioni e verranno a sfilare nella Città Eterna, visto che a Parigi sono solo degli ospiti». Ed è proprio su un evento tv di grande risonanza che punta il Comune di Roma. Il sindaco Gianni Alemanno, ha più volte ribadito la sua volontà di riportare in auge la famosissima trasmissione «Donna sotto le stelle», che andava in onda dalla scalinata di Trinità dei Monti. A Diego Della Valle risponde l'assessore capitolino alla Cultura con delega sulla moda, Umberto Croppi: «Le nostre sfilate rappresentano un appuntamento sul quale convergono molti stilisti italiani e un discreto numero di giornalisti internazionali. Certo, dobbiamo fare di più e accettiamo la "sfida" di Della Valle come incitazione a fare meglio». «Donna sotto le stelle», allora, si rifà? «Quello è un marchio registrato che non si può usare - spiega Croppi - Fare una manifestazione alternativa al calendario di alta moda non mi pare opportuno. Per utilizzare al meglio le risorse di AltaRoma stiamo pensando a un evento clou che prenda vita in uno dei luoghi storici della nostra città e che serva a riaccendere l'attenzione sull'alta moda romana».