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Anticorruzione, Alfano avverte: "I partiti valutino i candidati"

Angelino Alfano

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Il disegno di legge anticorruzione alla fine si farà. Angelino Alfano, ministro della Giustizia, ha le idee chiare sulla strategia da perseguire per ridare credibilità alla politica e, se da una parte assicura l'impegno del governo a continuare su questa strada, dall'altra si dimostra critico: «Non credo che le leggi che determinano le incandidabilità siano strumenti efficacissimi». Poi, però, indica la via da perseguire: «Tocca ai partiti compiere un severo vaglio dei candidati, evitando di mettere in lista coloro che hanno curricula non brillanti, diversamente, qualsiasi legge sull'incandidabilità rischia di essere inutile o, peggio, di affidare alla magistratura una indebita supplenza». Ma non solo di corruzione il Guardasigilli ha voluto parlare intervenendo a margine della sua visita al Cairo, preparatoria del vertice dell'Unione per il Mediterraneo che si terrà in Italia in maggio. Alfano, infatti, affronta molti dei nodi al vaglio dell'attività politica sostenuta dalla maggioranza e riserva ampio spazio alle dichiarazioni sul tema delle intercettazioni e della presunta nuova Tangentopoli. E così, dopo aver ribadito che il ddl anticorruzione, «arricchito delle proposte dei ministri Calderoli e Brunetta, tornerà presto all'esame del Consiglio dei ministri, forse già in settimana», assicura un medesimo impegno da parte del governo anche sul ddl intercettazioni. L'unica cosa che cambierà è la tempistica. Spiega Alfano: «Vogliamo fare un lavoro che sia il più serio possibile» dato che, il provvedimento, «rimette equilibrio» su «tre diritti sempre garantiti»: «quello alla privacy e alla riservatezza previsto dall'articolo 15 della Costituzione, quello al diritto di cronaca e libero pensiero, garantito dall'articolo 21 e l'obbligo per il pubblico ministero di condurre l'azione penale sempre previsto dall'articolo 112 della Costituzione». E dopo aver ricordato che il ddl sulle intercettazioni, o meglio «sulla privacy dei cittadini», è stato «valutato dalla Camera per un anno, da circa sette mesi è al Senato e il 3 marzo prossimo scadono i termini per gli emendamenti», sottolinea che, per forza di cose, non potrà essere votato prima delle Regionali ma solo iniziare a muoversi al Senato. Nessun timore quindi che l'inchiesta di Firenze sugli appalti del G8 possa produrre un contraccolpo sul Pdl e che, quindi, i coordinatori del partito debbano cambiare. Infine, il Guardasigilli non lascia Il Cairo senza aver prima lanciato un ultimo monito. Quel sentimento di riprovazione verso la corruzione, «reato più odioso» che politici e amministratori possano commettere, resta «immutato» a distanza di 18 anni dalla "mazzetta" intascata da Mario Chiesa. Tuttavia, quella di oggi, continua Alfano, «non è una nuova Tangentopoli» per diversi motivi: «La prima è che non siamo in presenza di un male endemico del sistema, ma solo di mele marce che vanno isolate e punite; la seconda è che i casi emersi oggi rimandano alla tasca dei diretti interessati» e non ai partiti, finanziati secondo le modalità che nel '92 Bettino Craxi, in Parlamento, ammise essere comuni a tutti i principali partiti.

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