Tra Bonino e il Pd scontro in lista

Non poteva esserci momento migliore per andare nella «tana del lupo». Sono trascorse meno di 24 ore dal comunicato con cui Marco Pannella e Emma Bonino hanno puntato il dito contro i «misfatti veltrusconiani» lasciando intendere che, «si dovesse giungere al voto regionale nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia», i Radicali potrebbe non partecipare. Ed ecco che la candidata governatore del Lazio si presenta all'Auditorium di via Rieti dove è in corso il seminario regionale di Area Democratica. Non proprio un consesso di amici visto che il leader della componente Dario Franceschini ha spiegato da tempo che lui non avrebbe scelto Bonino («non è un candidato di sintesi»), ma soprattutto perché presente in sala per concludere la due giorni c'è Walter Veltroni. Cioè una delle due gambe del sistema veltrusconiano «nemico» dei Radicali. Walter e Emma non vanno oltre una cordiale stretta di mano e, anche quando si concedono ai fotografi, mantengono una certa distanza. In ogni caso Bonino ha già fatto sapere che non è sua intenzione «alzare bandiera bianca» anche se ribadisce che si augura che «la legalità venga rispettata, così che le elezioni non siano un rito ma un momento di partecipazione. Per me è un problema e spero che lo sia anche per altri». Dal canto suo Veltroni si affretta a spiegare che il problema c'è e va affrontato e che, comunque, «Bonino è la migliore candidata che il centrosinistra possa avere». Alla fine, interrogata dai giornalisti, la leader radicale spiega che la sua critica «era più per Franceschini, poi Marco (Pannella ndr) l'ha messa così. Di tutto il documento mi piacerebbe che notaste gli otto mesi tra le europee e fine dicembre: forse risalta qualche problemino». Insomma uno schiaffo a Franceschini e una carezza a Pier Luigi Bersani che, però, non basta per cancellare i problemi. Da parte democratica, infatti, si fa notare come la candidata non perda occasione per smarcarsi e dalla precedente giunta di centrosinistra (non nomina quasi mai Piero Marrazzo e continua a sottolineare la necessità di una novità rispetto al passato) e dal Pd (anche ieri ha spesso parlato in prima persona aggiungendo, solo in un secondo momento il pronome «noi»). La colpa, spiegano, è soprattutto di Marco Pannella che vuole sempre e comunque tirare la corda. Anche la polemica sulle firme, dicono, è pretestuosa visto che il Pd ha messo a disposizione i propri consiglieri per autenticarle. «La verità - dice un esponente democratico dietro promessa di anonimato - è che non hanno le firme». Tutt'altra la versione radicale. Anzitutto la questione firme. Qualche giorno fa, in una conferenza stampa, il partito di Pannella aveva sottolineato una difficoltà di autenticazione nelle Regioni in cui correva da solo. A parte la Lombardia, tutte le altre (Toscana, Umbria, Marche, Liguria, Emilia Romagna, Basilicata) sono governate dal centrosinistra. Tanto che Bonino aveva sottolineato come le liste «vengono presentate senza problemi dove alleanze sono gradite». Un modo come un altro per dire che i primi a non aiutare i Radicali erano proprio gli esponenti del Pd. Ma ci sono anche altri elementi di conflitto. Il Pd reclama posti nel listino e gradirebbe anche la costituzione di una lista civica del presidente. I Radicali fanno notare che esistono già le liste Bonino-Pannella. La questione è tutt'altro che marginale. Nelle elezioni del 2005 la lista civica Marrazzo ottenne 279mila euro di rimborsi elettorali e, oltre al governatore, tre consiglieri regionali. Che tradotto vuol dire diaria, uffici, collaboratori. In una parola soldi.