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Le mosse segrete del Cavaliere

Berlusconi e Gianni Letta

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Quando l'inchiesta sulla Protezione civile è decollata, è apparso subito chiaro che non eravamo di fronte a un colpo di tosse, ma a un raffreddore piuttosto serio: il materiale raccolto è imponente, alcune parti appaiono deboli e con un fine più politico che investigativo (quelle su Bertolaso e Letta, per esempio), altre parti invece (quelle sulle relazioni tra grand commis e imprenditori) sembrano sorrette da elementi più forti che però attendono di trasformarsi in prova nel processo. Nel frattempo i giornali fanno il loro mestiere: raccontano l'inchiesta, pubblicano i materiali d'indagine, mettono nero su bianco le reazioni sulla politica. Ma su tutto aleggia una sola vera domanda: cosa farà Silvio Berlusconi? Il presidente del Consiglio infatti è l'unico soggetto che in questa infinita partita a poker tra politica e giustizia può continuare a distribuire il suo mazzo di carte. In molti si attendevano uno scossone dentro il Pdl, un passo indietro dell'indagato Denis Verdini, uno dei tre coordinatori (gli altri due sono Ignazio La Russa e Sandro Bondi), un segnale forte sul piano simbolico. Ma Berlusconi, a dispetto di quel che si crede, è un uomo che medita le decisioni e non avendo ancora chiaro il quadro e la soluzione ha preso tempo. Gli avversari l'hanno interpretato come un punto debole, in realtà è la mossa dello scacchista che poi si prepara a sferrare a tempo debito l'attacco finale. Non prima però di aver ribadito un concetto per niente banale, visti i tempi e i discorsi da fine regime che si sentono nel Palazzo: nel Pdl comando io. Il Cavaliere così ha dato un taglio ai tentativi di blitz delle correnti, ma è chiaro che la decisione sul vertice del partito è solo rinviata a dopo le elezioni regionali.   Cosa farà? Silvio può scegliere molte strade, tutte hanno pregi e difetti. Può proporre l'azzeramento del triumvirato. Può chiedere al solo Verdini un passo indietro. Può lasciare tutto così com'è. La sua leadership è forte, ma è chiaro che il risultato delle regionali giocherà un ruolo nelle decisioni. Se il centrodestra le vince bene, Berlusconi sarà in grado di manovrare subito dentro il partito senza alcuna opposizione interna. Un risultato intermedio gli renderà la partita solo un po' più lenta, ma avrà la meglio. Una delusione elettorale, associata ai tam tam delle inchieste, invece potrebbe alimentare la tentazione da parte di qualcuno di aprire una guerra lampo dentro il Pdl. Questo porterebbe dritti a una crisi di governo che in un attimo si tradurrebbe in una crisi istituzionale, perché a sinistra c'è il vuoto e nel Paese non esiste una reale alternativa a Berlusconi. Alla fine della fiera, è questa la vera posta in gioco.  

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