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La Capitale non è di parte

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No, caro Walter Veltroni, così non va. Qui a Il Tempo non siamo mammolette, sappiamo bene che la battaglia politica è sempre aspra. Ma l'offesa a Roma e ai romani non può far parte dell'arsenale della campagna elettorale. All'ex sindaco delle notti bianche ieri è scappato il freno a mano. «Noi organizzammo una campagna elettorale basata sullo slogan "orgogliosi di essere romani". Oggi mi chiedo chi potrebbe farlo» ha detto senza rendersi conto del testacoda in cui stava finendo pronunciando quella frase infelice. Se al suo posto ci fosse stato Gianni Alemanno, avremmo usato la stessa franchezza. Non è questione di destra o sinistra. Il Tempo ritiene che alcuni temi non siano negoziabili e uno di questi è il valore simbolico della Capitale del Paese. Non va buttato alle ortiche per questioni di parte. Aggiungere alla «retorica del Nord» - quella di «Roma ladrona», per intenderci - un discorso impolitico che rispolvera la presunta superiorità antropologica della sinistra nei confronti della destra, non è una buona idea. Criticare Alemanno si può e si deve - e gli argomenti per farlo non mancano - ma trattare da paria quella parte di città che ha deciso di votare il centrodestra e cambiare segno all'amministrazione è un errore. È sorprendente che a commetterlo sia stato Veltroni, un politico attento alla comunicazione. È incappato in una giornata sbagliata e ha persino ringraziato Piero Marrazzo «per il suo lavoro». Dare il colpo di spugna alle sue imprese a luci rosse e pretendere di esaltarne le doti di amministratore è surreale. Marrazzo è sparito dalla scena politica perché si è cacciato in una situazione indifendibile. Qui sì che è impossibile essere orgogliosi.  

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