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Italo Bocchino: "Cacciamo a pedate chi si mette a rubare".

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Italo Bocchino

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Corruzione, malaffare e politica. Tre parole che Berlusconi non vuole più vedere accostate, soprattutto se si riferiscono al Pdl. «Chi si macchia di corruzione non può stare nel nostro partito» è lo sfogo del premier, che poi passa dalle parole ai fatti e predispone un disegno di legge che inasprisca le pene per chi si macchia di questo reato. Un provvedimento che piace al vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, che segue la linea tracciata dal Cavaliere: «Il punto di forza di questo testo sta proprio nel fatto di rendere più rigide le norme contro la corruzione. L'opinione pubblica e tutti coloro che hanno responsabilità amministrativa devono capire che questo governo e questa maggioranza non possono tollerare nessun episodio, sebbene singolo, di corruzione a danno dei cittadini». Onorevole Bocchino, crede veramente che si tratti solo di casi isolati? «Io penso che sia così. Singoli casi che non possono essere considerati facenti parte di un sistema di degenerazione della politica. Detto ciò, non sminuiamoli e soprattutto puniamo chi si macchia di questi reati sia penalmente, sia all'interno dei partiti, prestando sempre maggiore attenzione alla selezione qualitativa della classe dirigente». Cosentino alla fine si è dimesso da coordinatore regionale del Pdl in Campania. Crede che la decisione sia stata una conseguenza delle accuse a suo carico per concorso esterno in associazione camorristica? «Per nulla. Le dimissioni di Cosentino sono legate esclusivamente alla sua contrarietà all'accordo con l'Udc nella provincia di Caserta. Il mio auspicio è che ritiri le dimissioni, oppure che queste vengano respinte dal partito». Crede che siamo nel bel mezzo di una seconda Tangentopoli? «No, non lo credo, anche perché non c'è un sistema marcio. Tangentopoli partiva dal presupposto che i partiti avessero bisogno di massicci finanziamenti. Oggi c'è il finanziamento pubblico, che è una scelta saggia in una democrazia matura. Così si evita che i partiti cerchino soldi». Ma non le sembra che il malcostume ora sia quello di "finanziare" i singoli politici in cambio di favori? «I finanziamenti ad personam sono previsti dalla normativa vigente. La legge dice che ogni persona fisica può dare a un politico fino a 50 mila euro all'anno e non c'è neppure bisogno della rendicontazione. Quindi, se tutto avviene nella legalità, perché dovrebbero esserci problemi. Bisogna impedire invece che si violi la legge. Se ciò accadesse, la magistratura deve intervenire severamente e i partiti devono cacciare a pedate chi si fa corrompere». Ritiene che le intercettazioni aiutino il processo di pulizia della politica? «Quello è un compito che spetta ai partiti che devono intervenire per isolare chi commette reati o ha dato vita a episodi di malcostume particolarmente gravi. Se le intercettazioni riguardano rapporti di amicizia e cose che non prefigurano reato penale non c'è ragione perché il partito debba intervenire». È arrivata l'ora anche nel Pdl di affrontare una sorta di "questione morale"? «Non c'è una questione morale all'interno del Pdl. Poi, mi creda, il mio partito ha una rigidità nella scelta delle candidature che impedisce qualsiasi sorpresa». Oggi Di Pietro ha detto che Berlusconi è come il conte Ugolino, divora e poi piange... «La blocco subito, se Berlusconi "divora e piange", Di Pietro divora e basta».

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