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Cosentino sbatte la porta, Silvio la riapre

Nicola Cosentino

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Tranquilli, ci penso io. Silvio Berlusconi rassicura tutti. Il caso Campania preoccupa il vertice del Pdl ma il premier spiega a tutti che se ne occuperà in prima persona. Le Regionali a Napoli non sono un caso qualunque. Berlusconi vuole vincere. Vincere strappare una fetta d'Italia alla sinistra. Vincere per dimostrare che se il governo agisce bene e ripulisce le strade poi viene premiato dagli elettori. Ma la situazione si è improvvisamente incartata con Nicola Cosentino che si dimette da sottosegretario e da coordinatore del Pdl. Ma il premier, nel pranzo con Fini, si mostra sicuro: «Nicola deve mandare un segnale al territorio, deve dimostrare nella sua città che le decisioni non sono sue e che non le condivide. Difende la sua dignità, lo capisco». Ma Silvio si è anche detto convinto che tra qualche giorno tutto potrebbe rientrare se tutto il Pdl darà a Cosentino il giusto tributo e un riconoscimento chiaro. Caso chiuso?  Non proprio anche perché la partita è complicata e non si è ancora sbrogliata. Succede che il coordinatore del Pdl in Campania, abbandonata la candidatura a governatore a vantaggio di Stefano Caldoro, ha cambiato atteggiamento nei confronti dell'Udc. Prima cercava Casini, poi lo ha respinto. Soprattutto quando il leader centrista ha cominciato a rivendicare la guida della presidenza della provincia di Caserta, area di riferimento di Cosentino. Casini ha lanciato Domenico Zinzi, tra l'altro il più «pidiellino» dei centristi. Il sottosegretario ha rilanciato con il magistrato Pasquale Giuliano che l'Udc pure avrebbe potuto accettare se non avesse aggiunto una coda velenosa in un comunicato stampa contro Lorenzo Cesa. A quel punto Casini ha avvisato Berlusconi (e Mara Carfagna e che non ama Cosentino ed è capolista del Pdl in Campania) che se non si chiudeva su Caserta lui avrebbe ritirato l'appoggio a Cadoro a livello regionale. Il Cavaliere ha fermato i giochi e ha regalato Caserta all'Udc mandando su tutte le furie il sottosegretario che così si è dimesso dal governo e dalla guida regionale del partito (ma non da deputato) con una spiegazione che però apparentemente non ha nulla a che vedere con le reali motivazioni: «Voglio liberare il campo da ogni strumentalizzazione in vista della campagna elettorale» ha detto. E cioé evitare che diventi lui, che è accusato di aver avuto rapporti con la camorra, oggetto della campagna elettorale danneggiando così il centrodestra. Silvio si è così precipitato alla Camera, dove si trovava Cosentino per le votazioni sul decreto protezione civile, ha scalato i banchi per raggiungre il posto dove si trovava il suo ormai ex sottosegretario all'Economia neanche fosse Obama. Una riconoscenza pubblica anche perché Cosentino è una vera macchina elettorale e non solo in Terra di Lavoro. Il partito sul territorio è tutto con lui soprattutto a Napoli e Benevento e in larga parte anche ad Avellino, meno a Salerno (città della Carfagna). Subito dopo nota ufficiale del premier: «Pur apprezzando le nobili motivazioni che hanno indotto l'onorevole Cosentino a compiere un gesto volto a far sì che durante la campagna elettorale in Campania non vi possano essere strumentali ragioni di polemica da parte dell'opposizione, nel rinnovargli la mia stima non posso che invitarlo a continuare nel suo lavoro nell'interesse del partito e del Paese, respingendo le sue dimissioni». Ora si attende il ritiro delle dimissioni.

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