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Acea, Alemanno tira dritto È rottura con i francesi

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

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Non c'è accordo tra il Comune di Roma, socio di maggioranza, e i francesi di Suez-Gdf per la gestione di Acea. Nel consiglio di ammministrazione tra le parti non si è trovata l'intesa sulla nuova gestione dell'utility romana. Così l'ad Marco Staderini e il presidente Giancarlo Cremonesi hanno scelto di rompere il negoziato e di chiedere la delega ai consiglieri per attivare un arbitrato internazionale in grado di risolvere il contenzioso tra le parti. La nota positiva di una giornata, che allunga i tempi della chiarezza nella gestione dell'azienda di piazzale Ostiense, è solo l'emissione del prestito obbligazionario da 500 milioni che il cda della scorsa settimana aveva rinviato per la mancanza di dettagli tecnici richiesti da alcuni consiglieri. Il bond avrà una durata di 10 anni, da collocarsi interamente presso investitori istituzionali e destinato a essere quotato alla Borsa del Lussemburgo e Dublino. L'emissione, ha spiegato una nota, ha l'obiettivo di un migliore equilibrio tra l'indebitamento a breve e a medio/lungo termine del gruppo. La società informerà tempestivamente il mercato sull'esecuzione dell'emissione. I transalpini e i vertici dell'ex municipalizzata si incontreranno dunque a Parigi, sede fissata per la risoluzione delle controversie negli accordi sottoscritti. Il socio di maggioranza e cioè il Comune, guidato dal sindaco Gianni Alemanno, ha deciso di portare di fronte a un giudice terzo il nodo che da oltre un anno non si riesce a sciogliere. E cioè la governance delle società che si occupano del trading e della produzione di energia. Il punto di rottura sarebbe arrivato con a contestazione da parte dell'azienda capitolina della rottura dello «shareholders agreement», un patto tra gli azionisti, firmato nel 2000 da Acea con una società poi confluita in Gdf Suez: i francesi non avrebbero rispettato gli accordi di esclusiva della vendita e distribuzione di energia in Italia. Per questo l'azienda romana avrebbe chiesto un risarcimento di 200 milioni di euro come indennizzo, negato dai soci francesi. Nei giorni scorsi si era comunque registrato un clima «non conflittuale» tra le due società e sembrava che al raggiungimento dell'accordo mancassero i dettagli sull'eventuale conguaglio economico relativo al riequilibrio delle rispettive partecipazioni nelle società comuni. Non è stato così. E le fonti vicine al dossier parlano di una volontà quasi comune da parte dei soci in contrasto di affidarsi a un terzo per uscire dall'impasse. Il tono del comunicato lo testimonia. Gdf Suez «è pronta ad affrontare l'arbitrato e confida nel risultato della procedura» ma «considera privo di fondamento l'avvio di una procedura di arbitrato in quanto ritiene di aver sempre agito in buona fede e di non aver commesso alcuna violazione: inoltre, ritiene il ricorso all'arbitrato dannoso per le attività di Acea e per i suoi stakeholders» (azionisti). L'apertura c'è comunque. I francesi sono disponibili a proseguire le discussioni con Acea allo scopo di trovare una soluzione equa e accettabile».

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