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Bertolaso va a salvare L'Aquila e i pm lo spiano per incastrarlo

Guido Bertolaso

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«Parlano di un 5,9 a L'Aquila». «Tutti subito in sala operativa». Sono le 3,38 del 6 aprile 2009. L'Aquila crolla e il nastro va. Mentre Guido Bertolaso salta giù dal letto e organizza i soccorsi per il capoluogo abruzzese, i pm intercettano. I verbali finiscono nell'inchiesta che vuole crocifiggere il responsabile della Protezione civile. Un'indagine che non fa sconti a nessuno. Nel mirino dei magistrati ci sono tutti, anche Fabrizio Curcio, ingegnere già nel Corpo dei vigili del fuoco e oggi capo ufficio emergenze della Protezione Civile.   È lui l'uomo che avvisa Bertolaso dei disastri e mette così in moto la macchina dei soccorsi. Anche lui, sotto intercettazione, utile per arrivare a dimostrare il teorema «Protezione civile uguale malaffare». Così una parte dell'inchiesta si arricchisce, si fa per dire, delle trascrizioni delle telefonate intercorse nei giorni del terremoto de L'Aquila. E in queste non ride nessuno. Emerge solo grande professionalità e notti insonni. Un Bertolaso che, in piena notte, a pochi minuti dal sisma, avvisa i responsabili regionali della Protezione civile. Si mette in contatto con il comandante del Corpo dei vigili del fuoco. Ordina la mobilitazione generale per soccorrere i terremotati. La prima telefonata protocollata si riferisce a una conversazione del 12 marzo 2009. Lo sciame sismico perseguita il capoluogo abruzzese da mesi e c'è qualcuno, Giampaolo Giuliani, tecnico ricercatore nei laboratori del Gran Sasso, che non smette di lanciare allarmi sulla possibilità di un terremoto devastante. L'ingegner Fabrizio Curcio alle 21,46 del 12 marzo chiama Bertolaso. «Volevo solo avvertirla che mi ha chiamato Altero Leone (responsabile Protezione civile Abruzzo ndr)... ed io ho già parlato anche con Luca perché in Abruzzo.. a L'Aquila in particolare.. c'è di nuovo quello scemo che ha iniziato a dire... che stanotte ci sarà il terremoto devastante», dice Curcio. Bertolaso annuisce e il suo collaboratore continua. «Allora noi stiamo cercando con Mauro di far fare un comunicato all'INGV ... mi pare che siano loro a ... (inc) ... definire questa cosa ... perché Altero. Mi ha detto che a L'Aquila si è sviluppata un'ansia bestiale ... c'è ... insomma ... parecchio movimento ... telegiornali e quant'altro». Bertolaso: «... Ma chi è questo?... Chi è non so ... chi è questo?». Fabrizio Curcio: «... È Giuliani che ogni tanto se ne esce con queste dichiarazioni ...e evidentemente trova terreno abbastanza fertile in ambito media quindi poi là la voce corre e la gente e la gente si mette in ansia ...insomma quindi .. non è la prima volta che succede ... mi diceva Altero ...». Bertolaso: «Ma come "non è la prima volta che succede!"... ma che stai dicendo?! ...succede una cosa del genere ... uno lo denuncio per procurato allarme e viene ... viene ... massacrato ... che è? .. che è?». Il capo della Protezione civile vuole evitare il panico e il conseguente caos. Ma il pm ascolta forse vuole accusare Bertolaso di non aver previsto il terremoto. E così intercetta anche gli «sms». È sempre il telefonino dell'ingegner Curcio ad attivare l'intercettazione. Il messaggino del 17 marzo è lapidario nel vocabolario degli sms: «Stanotte 3.6 in prov. Di aquila. Avvertito. Un po' di apprensione tra la popolazione ma niente danni». Nei giorni che seguono il capo della Protezione civile continua a occuparsi dello sciame sismico in Abruzzo. Contatta gli esperti come Franco Barberi, anche lui una stagione alla Protezione civile. I magistrati non demordono, tra una scossa di terremoto e un'emergenza, può sempre trapelare qualche telefonata a luci rosse. I verbali però parlano d'altro. Di un Guido Bertolaso che si informa e che cerca di trovare il modo di affrontare al meglio quella situazione che sta provocando molta ansia tra gli abruzzesi. Intercettazioni che raccontano la vera Protezione Civile così come la conoscono gli italiani. Pronta e attenta a ogni emergenza. L'apocalisse de L'Aquila sta arrivando. le telefonate sono più frequenti. È Fabrizio Curcio a chiamare alle 22,48 di domenica 5 aprile. Bertolaso:«...si Fabrizio». Fabrizio:«...scusi ... allora ... due cose .. la prima quel 4.6 alla fine hanno dato il definito a 28 chilometri di profondità per cui .. ho sentito (inc.) ... per prefetture ... insomma ... un po' di spavento ma niente di che ... quindi volevo dire che abbiamo sentito un po' tutti quanti .. stanno facendo le verifiche eccetera ... solo per notizia .. me l'hanno data adesso .. c'è stata una replica di un 3.9 e adesso di un 3.5 a L'Aquila» Bertolaso:«... ah!» Fabrizio:«...quindi .. in questo istante .. adesso stavo chiamando Mauro ma insomma vediamo». Bertolaso:«...va bene ... tienimi informato». Fabrizio:«... si si ... grazie». La notte avanza e la tragedia si avvicina. I pm ascoltano, ma Bertolaso non organizza feste, mette in campo la sua squadra. Non solo, scatena tutte le forze di cui dispone per andare in soccorso de L'Aquila ferita. Il nastro va e raccoglie le parole degli angeli del terremoto. Telefonate che si susseguono nel giro di pochi minuti. Bertolaso:«.. si» Fabrizio:«...parlano di un 5.9 a L'Aquila... non sappiamo la profondità ... adesso sto parlando con Chicco dall'altra parte e con Mauro Dolce» Bertolaso:«..comunque subito tutti in Sala Operativa». Fabrizio:«...si stiamo andando in sala operativa ...». Bertolaso:«...fai diramare immediatamente l'ordine al Comitato Operativo... subito ». Fabrizio:«... si va bene». Bertolaso:«.. ci vediamo in Sala Operativa». Il capo della Protezione Civile ha acceso i motori della macchina dell'emergenza. I suoi collaboratori lo tengono informato mentre sta andando al Centro operativo a Tor di Quinto alla periferia nord di Roma. Bertolaso chiede l'elicottero. «Dai subito l'allerta per l'elicottero». Non sarà per una passeggiata, ma per un impegno drammatico che dura ancora oggi.    

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