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Nella capitale morale ripartono le inchieste

Mirko Pennisi, consigliere comunale del Pdl a Milano e presidente della commissione urbanistica di palazzo Marino

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«Le cose non sono cambiate rispetto al passato. Continuano ad andare come negli anni '90, anche se i numeri sono diversi rispetto alla stagione di Mani Pulite». E Milano scopre che il Nord, quello limpido, fatto di produttività, tasse pagate senza dubbio e trasparenza, è solo un mito. A parlare di corruzione e mazzette che passano di mano in mano all'ombra del Duomo è Corrado Carnevali, procuratore aggiunto di Milano, a capo del dipartimento della pubblica amministrazione, che si occupa - tra l'altro- delle inchieste per corruzione e concussione. Inchieste come quella che giovedì ha portato all'arresto in flagranza di reato del consigliere milanese del Pdl, Milko Pennisi. È stato fermato proprio mentre intascava una mazzetta da cinquemila euro, seconda tranche di una tangente da diecimila, che sarebbe dovuta servire a sbloccare una pratica edilizia per la realizzazione di un immobile. Nell'indagine è finita anche la sua segretaria, centinaia di carte sequestrate negli uffici di palazzo Marino e nella sede della Fondazione Stellini dove Pennisi è membro del cda, i computer e i palmari in cui sarebbero state trovate tracce di movimenti bancari sospetti. Insomma, quei cinquemila euro finiti nella tasca del consigliere potrebbero essere la punta di un iceberg. Anche perché Pennisi era presidente della Commissione Urbanistica del Comune, carica dalla quale ha presentato le dimissioni. Tangentopoli non ha lasciato insegnamenti? «La gente è convinta di farla franca. Perché, evidentemente - dice il procuratore Corrado Carnevali - più volte gli è andata bene». Milano ladrona. E il carnevale non c'entra, visti gli altri casi che sconvolgono la Lombardia da un anno a questa parte. Il prossimo maggio inizierà il processo nei confronti dell'ex assessore regionale Pier Gianni Prosperini, arrestato lo scorso 16 dicembre con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta. Anche qui, nell'imbroglio è scattata la tangente: almeno 230 mila euro, secondo i pm, ricevuti dal patron del gruppo televisivo Raimondo Lagostena. A proposito di Nord, nelle stesse ore in cui Milko Pennisi veniva pescato con «le mani nella marmellata», a Vercelli finiva in manette il presidente della Provincia, Renzo Masoero, disturbato dalle forze dell'ordine mentre stava ricevendo una tangente da diecimila euro. Resterà agli arresti domiciliari fino a venerdì. Casi sporchi che si aggiungono ad altri casi sporchi. Poche settimane fa l'ex assessore della Provincia di Pavia, Rosanna Gariboldi ha patteggiato due anni per riciclaggio e restituito 1,2 milioni di euro accumulati in un conto a Montecarlo. L'«attività» illecità era incentrata su affari immobiliari assieme al re delle bonifiche, Giuseppe Grossi (finito anch'egli in carcere). E la Gariboldi non è solo un ex assessore provinciale, ma anche la moglie del deputato Giancarlo Abelli, un tempo assessore di peso della Regione Lombardia. La magistratura è col fiato sul collo della politica del settentrione. Si moltiplicano le inchieste, le perquisizioni, gli avvisi di garanzia. E c'è anche un altro polverone. Stavolta non c'entrano tangenti, corruzione, concussione o turbative d'asta. Nulla di eclatante o che possa farci urlare «a ladro!». Eppure sono il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, a essere indagati per l'eccezionale inquinamento atmosferico nelle strade milanesi. Nulla di grave, certo. Ma la giustizia sembra aver messo il Nord nel mirino a tutto campo.  

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