Lo statale da oggi ha un nome
Ma per qualcuno c'è già la deroga
Chi si trova dietro a uno sportello a contatto con il pubblico non potrà più essere anonimo. Scatta da oggi l'obbligo, stabilito dalla riforma Brunetta, di indossare un cartellino con nome e cognome. La norma era già prevista ma poco applicata. Ora ci saranno anche sanzioni per il dirigente inadempiente. Tra gli statali mugugni ma anche soddisfazione. Questa volta non ci sono escamotage nè è più possibile sottrarsi. La legge parla chiaro e prevede anche delle sanzioni per il dirigente che non la fa rispettare. Ci riferiamo all'obbligo per il personale dello Stato che opera a contatto con il pubblico, di indossare un cartellino identificativo con il proprio nome e cognome. In alternativa si potrà esporre sulla scrivania una targa con il nominativo. È quanto prevede la riforma «antifannulloni» del ministro Brunetta in vigore da metà novembre e che fa decorrere questa norma dopo novanta giorni. L'obbligo del cartellino che scatta a partire da oggi, già esiste nella pubblica amministrazione, introdotto da una riforma precedente, ma finora non è stato osservato in modo sistematico. Brunetta nell'ambito della sua crociata sull'efficienza e la trasparenza della macchina statale, ha quindi voluto ribadire l'obbligo dell'identificazione prevedendo anche delle sanzioni secondo le norme generali previste dalla legge e dai contratti collettivi. Nell'ottica di responsabilizzare la dirigenza (un elemento già contenuto nelle precedenti riforme ma sul quale Brunetta ha insistito con particolare vigore), il manager pubblico a capo di un ufficio potrà essere punito con un richiamo verbale o scritto qualora un dipendente della sua struttura sia inadempiente. La riforma però prevede l'esenzione di alcune categorie che saranno indicate da uno o più decreti del presidente del Consiglio o del ministro della Pubblica Amministrazione su proposta del ministro competente. Si tratta di figure professionali con funzioni e compiti tali da non richiedere il cartellino identificativo. La norma ha ricevuto un sostanziale via libera dal Garante per la Privacy: si tratta di «una scelta del legislatore e il Garante ne prende atto», dice il presidente dell'Autorità, Francesco Pizzetti, annunciando la prossima adozione di nuove linee guida sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni. «Precise indicazioni - spiega - che si sono rese necessarie considerando che la riforma Brunetta parte dal presupposto che tutto deve essere conoscibile, tranne quello che dev'essere riservato». Secondo il Garante, «è una scelta che premia il principio di pubblicità, si considera l'amministrazione come un servizio e solo residualmente come un esercizio di potere. Prendiamo atto del rovesciamento del principio precedente che si basava, invece, sulla non conoscibilità e forniremo le nostre valutazioni e il nostro contributo, vigilando sul rispetto delle norme». Soddisfatti i sindacati. Per Salvatore Bosco, segretario generale della Uil Funzione pubblica, «ben venga tutto ciò che può migliorare la qualità nella pubblica amministrazione». Sulal stessa linea la Cgil finora piuttosto critica verso diversi aspetti della riforma Brunetta: «Questo obbligo è una generalizzazione di una norma che in alcuni casi già si applica - afferma il responsabile settori pubblici della Cgil, Michele Gentile - è sicuramente utile per la trasparenza ma spero non si tratti del secondo tempo della campagna antifannulloni del ministro Brunetta. A questo punto, tuttavia, siamo curiosi di conoscere quali saranno le deroghe previste dalla legge».