Corona: "Una cupola ricatta i clienti dei transessuali"
Altri vip ricattati. Ieri era un'ipotesi investigativa oggi una pista certa. L'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo non è stato l'unico incastrato col filmato che lo riprende in mutande nell'appartamento di un trans, alla periferia nord di Roma. Ci sarebbero altre vittime eccellenti, anche loro frequentatori dei viados brasiliani sulla Cassia. Con la solita tecnica: ricattare il cliente con la minaccia di rivelare le sue abitudini sessuali, immortalate in video e foto. E cioè: Marrazzo non è stato un caso isolato. Nella lista non figurano nomi di politici, di cui tanto si vociferava nei giorni dopo lo scandalo. Compaiono invece altre categorie da gossip, soprattutto attori, gente di spettacolo. In questi giorni il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo sta interrogando gli interessati uno a uno, cercando conferme agli indizi trovati dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, che nell'ottobre scorso fecero esplodere la vicenda da un'intercettazione di spacciatori che parlavano del video con Marrazzo e Natalie in via Gradoli e della trattativa per venderlo a giornali e fotografi in cambio di cifre importanti. Risultato: quattro carabinieri della Compagnia Trionfale arrestati. In questo nuovo mosaico investigativo, però, non tutte le verifiche si incastrano. Mancano alcune conferme. Non bastano i racconti dei trans, i resoconti dei loro incontri con presunti ricchi e famosi. Dall'inizio ne hanno dette di tutti colori, spingendosi fino al facile coinvolgimento per avere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia. E alcuni lo hanno avuto. Ieri pomeriggio la magistratura romana le conferme le ha chieste al fotografo Fabrizio Corona, esperto di scandali, arrivato a piazzale Clodio in jeans e giacca di pelle da motociclista, su una Mercedes grigia. Interrogato sul caso Marrazzo e sul filmino messo in vendita sul mercato, Corona spiega che «forse me l'hanno proposto, non ricordo. Ricevo oltre duecento telefonate al giorno. Se anche me lo avessero offerto non lo avrei accettato perché ormai non faccio più questo lavoro e comunque un video del genere non è commercializzabile come invece le mie foto dei calciatori. Ormai - tranquillizza - faccio solo il fidanzato di Belen. Probabilmente me l'hanno offerto perché io ero il maestro. Comunque io quel video non l'ho visto. Sono contento di essere stato interrogato perché pensavo che il caso Marrazzo fosse ormai concluso e mi chiedevo come funziona la legge. Qui ci sono telefonate a direttori di giornali e tentativi di vendere un video per i quali non c'è nessun indagato e nessuno in carcere. Io invece sono stato condannato a tre anni e otto mesi di carcere per molto meno». Corona, arrivato in Tribunale accompagnato dall'avvocato Andrea Manasse, cambia toni quando parla degli altri misteri collegati all'affare Marrazzo: i presunti omicidi del pusher del trans, di Gianguerino Cafasso (ucciso il 12 settembre da una miscela letale di droga), e dell'altro ex amante di Marrazzo, Brenda (mortale l'incendio nella sua casa in via dei Due Ponti la notte del 20 novembre). «Le vicende che mi hanno visto sotto processo a Milano - scandisce - sono caramelle rispetto al caso Marrazzo. Qui siamo in presenza di un vero ricatto, di una vera estorsione e di un omicidio, io ero accusato solo di tentativi di estorsione». Poi la bordata: «In Italia esiste una cupola del ricatto». Nei prossimi giorni gli interrogatori proseguiranno. E non si escludono altri colpi di scena.