La politica nel pallone

Dalla tribuna elettorale alla tribuna Monte Mario il passo non è poi così lungo. Anzi, è più breve di quanto non si pensi, soprattutto se di qui a poco più d'un mese i cittadini laziali saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo governatore. E a votare, si sa, sono anche i tifosi, decine di migliaia nella Capitale, dove il calcio è storicamente considerato alla stregua d'una religione. Nella patria delle chiacchiere da bar sport e delle radio locali monotematiche specializzate in Roma, Lazio e dintorni, lo sport della pedata non può non essere anche politica.   E, per la proprietà transitiva, la politica non può permettersi di non interessarsi di calcio. Non è certo un caso se ogni domenica nella tribuna autorità dell'Olimpico s'incontrino frequentemente politici, imprenditori, dirigenti tv. I gol c'entrano fino a un certo punto: è lo sport la nuova frontiera del lobbying. E i tifosi, in qualche misura, possono anche condizionare il voto. Nel Pdl, ad esempio, la crisi di risultati della Lazio viene vissuta come un dramma. Lo spauracchio della retrocessione ha acuito il fronte anti-Lotito, con i supporter biancocelesti - storicamente di destra - che rinfacciano al centrodestra di avergli consegnato la loro squadra, al tempo della giunta Storace. Risultato? «Non voteremo la Polverini», di cui lo stesso Storace, peraltro, è alleato. Un cataclisma capace di indurre il presidente della Camera Gianfranco Fini e il sindaco della Capitale Gianni Alemanno a telefonare a Edy Reja, professione allenatore, goriziano in esilio dorato a Spalato, per convincerlo a lasciare l'Hajduk per correre al capezzale del sodalizio bancoceleste e salvarlo. Pazienza che il contatto sia stato ripetutamente negato dai diretti interessati se a rivelarlo è lo stesso tecnico. E dal calcio non può prescindere neppure la candidata del Pdl alla presidenza della Regione, Renata Polverini, a Trigoria per incontrare i vertici della Roma. Strette di mano con la vecchia gloria Bruno Conti, oggi rasponsabile dell'area tecnica, con l'allenatore Claudio Ranieri e col direttore sportivo Daniele Pradè. Scambio di battute con Francesco Totti. Maglietta con autografo annesso in dono, flash di rito col Capitano sotto la foto del compianto Franco Sensi. «Poi questa foto la voglio», scherza la Polverini. Poi il colloquio con la presidentessa Rosella Sensi. «Ho voluto questo incontro perché la Roma è la più grande società del Lazio e soprattutto perché è guidata da una donna. Lo sport è fondamentale ed è legato ad alcuni valori che riteniamo molto importanti, come la salute e la prevenzione delle malattie. Per chi si propone di guidare questa Regione le associazioni sportive rivestono un ruolo fondamentale», dice alla fine la candidata Pdl. Lo sport fuori dalla politica? «Io credo che la politica debba occuparsi anche di sport», la replica secca della Polverini, che sulle telefonate a Reja preferisce il dribbling al tackle: «Non posso rispondere per gli altri, io di certo non ho telefonato a nessuno. Comunque prossimamente incontrerà anche la Lazio, come le altre società del resto». Ma sport vuol dire anche business. Ossia stadio di proprietà e patrimonializzazioni immobiliari delle società quotate in borsa. «Se ne è parlato molto, ma non era il tema dell'incontro di oggi. Ritengo che tutto ciò che va a sostegno dello sport meriti l'impegno della politica, anche per quanto riguarda le infrastrutture», la risposta della Polverini.